Alessia Pifferi aggredita da altre detenute nel carcere di San Vittore a Milano. Questo è il racconto di Giacinto Siciliano, ex direttore di San Vittore, sulla vita in cella della donna condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia di 18 mesi, contenuto nel verbale presentato nell’ambito dell’indagine conclusa dalla Procura di Milano.
Alessia Pifferi aggredita in carcere, il racconto dell’ex direttore
Il racconto di Giacinto Siciliano, ex direttore del carcere di San Vittore, sulla gestione della donna condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia di 18 mesi, è riportato nel verbale presentato nell’ambito dell’indagine chiusa dalla Procura di Milano. Questa indagine coinvolge l’avvocata Alessia Pontenani, un consulente di parte e quattro psicologhe che lavoravano nel penitenziario milanese, accusati di vari reati, tra cui favoreggiamento personale della donna, falsa testimonianza e dichiarazioni o attestazioni mendaci in atti destinati all’autorità giudiziaria.
Sentito come testimone dal pubblico ministero Francesco De Tommasi, Siciliano, attualmente provveditore del Lazio, ha dichiarato: “Nel caso di Pifferi, si riscontravano sicuramente forti difficoltà relazionali con le altre detenute, oltre a quanto già menzionato. Era stato segnalato che aveva richiesto un test di gravidanza dopo essere stata in carcere per un lungo periodo. Inoltre, ci sono state difficoltà ogni volta che abbiamo tentato di inserirla in comunità con le altre detenute per allontanarla dal regime di isolamento, e si era evidenziata, o meglio, era stata segnalata, una certa influenzabilità da parte sua nei confronti delle altre detenute. Ricordo che mi era stato riferito che ogni volta che parlava con una detenuta, chiedeva di cambiare avvocato, esprimendo il desiderio di nominare l’avvocato suggerito dalla detenuta con cui aveva interagito. Ci sono stati anche episodi, uno o più, in cui era stata aggredita da altre detenute.”
Il rischio suicidio
Riguardo al rischio di suicidio, l’ex direttore ha ricordato, nel verbale del 5 marzo 2024 esaminato dall’AGI, che “inizialmente era stato osservato un forte rischio, mentre le osservazioni successive non avevano rivelato un pericolo attuale. Tuttavia, consideriamo sempre questo tipo di reato come potenzialmente rischioso. Non si può mai sapere cosa si cela dietro a tale reato”.
Quando il pm ha chiesto chi avrebbe dovuto decidere eventualmente il trasferimento in una comunità per disabili, dato che Pifferi aveva un “quoziente intellettivo di 40”, Siciliano ha risposto: “La questione sanitaria è di esclusiva competenza del settore sanitario. Questa proposta avrebbe dovuto essere una decisione della sanità; se non ci sono indicazioni, non cambio le modalità di intervento”. De Tommasi ha anche chiesto a Siciliano se fosse a conoscenza del diario clinico. “Non ho mai avuto accesso al diario clinico di Alessia Pifferi. La gestione del diario terapeutico è di competenza dello specialista, quindi non abbiamo alcuna autorità in merito. L’unica documentazione che esaminiamo riguarda eventuali situazioni particolari, come nel caso dei detenuti a rischio nelle nostre celle. Gli agenti compilano una sorta di diario di bordo per monitorare eventuali comportamenti anomali durante la settimana, poiché l’attenzione è rivolta al rischio di suicidio.”