Alessia Pifferi ha chiesto di andare al cimitero sulla tomba di sua figlia Diana, ma i giudici hanno respinto la richiesta. La donna ha presentato istanza di lasciare temporaneamente San Vittore per andare al cimitero di San Giuliano.
Alessia Pifferi vuole andare sulla tomba di sua figlia
La richiesta di Alessia Pifferi di lasciare temporaneamente il carcere di San Vittore per visitare la tomba della figlia Diana, deceduta nell’estate dell’anno precedente dopo essere stata abbandonata per una settimana nella casa in cui viveva con la madre nel quartiere Ponte Lambro di Milano, è stata respinta dalla Corte di assise di Milano.
I giudici le negano il permesso
Nonostante la richiesta fosse stata presentata dall’avvocato Alessia Pontenani, la procura di Milano aveva emesso un parere negativo. I giudici, secondo quanto si è appreso, non hanno concesso il permesso. La Corte milanese, dove si sta svolgendo il processo per la morte della bambina, ha respinto la richiesta di Pifferi di recarsi al cimitero di San Giuliano, spiegando che tale permesso non rientra nelle disposizioni stabilite dall’articolo 30 dell’ordinamento penitenziario, il quale prevede la possibilità di concessione di permessi “eccezionalmente per eventi familiari di particolare gravità”.
La perizia psichiatrica
Durante l’udienza del processo tenutasi il 16 maggio scorso, sono state introdotte nel dibattimento le valutazioni degli specialisti del carcere di San Vittore riguardo alla salute mentale di Alessia Pifferi. Tra queste valutazioni è inclusa una relazione che attesta un “gravissimo ritardo mentale” della donna, equiparabile a un quoziente intellettivo di “una bimba di 7 anni”. Queste valutazioni hanno portato il suo difensore, Alessia Pontenani, a dichiarare: “hanno messo una bambina in mano a un’altra bambina”.
La difesa ha quindi richiesto una perizia psichiatrica sulla capacità di intendere e volere della donna al momento del reato, mentre i giudici hanno deciso di riservarsi la decisione in seguito all’istruttoria dibattimentale. D’altra parte, la procura ha sempre sottolineato che la donna di 37 anni ha agito “con lucidità”, depositando agli atti audio e video del suo primo interrogatorio presso la Questura, avvenuto la sera del 20 luglio, in cui appariva come una persona “orientata e in grado di descrivere dettagliatamente, senza mostrare particolari emozioni, poco dopo il ritrovamento del corpo di Diana“.