Il diverbio in tv tra Alfredo Galasso e Giovanni Falcone è un estratto che dovremmo avere tutti bene a mente. Una scena che ancora oggi fa riflettere, ventinove anni dopo la strage di Capaci che portò al decesso dal magistrato anti-mafia, della moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Lo scontro tra Alfredo Galasso e Giovanni Falcone
Alfredo Galasso, sodale di Leoluca Orlando (attuale sindaco di Palermo), attacca il magistrato per la sua collaborazione con il governo. Significative, nel dialogo, sono le due visioni diametralmente opposte di “autonomia e indipendenza” della magistratura.
Falcone: “Tu confondi indipendenza con irresponsabilità, tu confondi indipendenza con arbitrio”.
Galasso: “L’indipendenza è per me un fatto molto concreto: non dover rispondere a nessuno, né prima né durante né dopo”.
Falcone: “Questo è il guaio, chi è indipendente deve sempre rispondere.
Galasso: “No, i magistrati no”.
La strage di Capaci
La strage di Capaci fu un attentato di stampo terroristico – mafioso compiuto da Cosa Nostra il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci (sul territorio di Isola delle Femmine), per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone. Gli attentatori fecero esplodere un tratto dell’autostrada A29, alle ore 17:57, mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice, la moglie e gli agenti di Polizia, sistemati in tre Fiat Croma blindate.
Oltre al giudice, morirono altre quattro persone: la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vi furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.