Cronaca

Alluvione nelle Marche, mancata allerta meteo: nel mirino le telefonate di 5 funzionari regionali

C’è una mancata allerta meteo dietro l‘alluvione di sei giorni fa nelle Marche. È su questa ipotesi che gli inquirenti si stanno concentrando nelle ultime ore. Nel mirino dei carabinieri Forestali i tabulati telefonici di 5 funzionari regionali. Le indagini proseguono senza sosta per capire quando è scattata l’allerta meteo e cosa non ha funzionato nel sistema di comunicazioni tra la Protezione Civile e i comuni.

Alluvione nelle Marche, le indagini su 5 funzionari

La Procura di Ancona sta indagando, al momento contro ignoti, per omicidio colposo plurimo e inondazione colposa in seguito all‘alluvione che ha causato almeno 11 vittime e danni per miliardi di euro. Analizzando gli orari e il flusso delle chiamate tra i 5 funzionari e la sala operativa unificata permanente della Regione, gli inquirenti vogliono far luce su ciò che è successo nei minuti precedenti e successivi alla bomba d’acqua che si è abbattuta nella zona tra Arcevia e Senigallia, per accertare quando sono arrivate le prime richieste di soccorso.

Da quello che risulta finora, l’allarme dato dalla Protezione civile regionale ai sindaci per l’onda di piena che stava montando sul bacino idrografico del fiume Misa è partito soltanto dopo le ore 22 di giovedì 15 settembre, quando i territori della media valle erano semi sommersi da acqua e melma, la gente scappava ai piani alti o si aggrappava ai rami per non essere trascinata via, e già si contavano i primi dispersi. Solo allora il livello idrometrico ha superato la soglia di alert nell’unico punto di rilevamento ritenuto significativo nella rete di monitoraggio meteo-idrologico regionale: il sensore di Bettolelle, alle porte di Senigallia. Troppo tardi.

L’allerta

“Dal punto di vista della dinamica degli eventi ciò che si riscontra in questo momento è che non c’è stata un’allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei Comuni e che le vittime hanno interessato principalmente i comuni del fiume Misa, diversamente dalla precedente vicenda del 2014 dove le vittime riguardavano il centro abitato di Senigallia”, ha spiegato il procuratore capo di Ancona Monica Garulli ai microfoni del Tgr Rai Marche.

I carabinieri Forestali hanno acquisito agli atti dell’inchiesta anche il bollettino elaborato dai meteorologi regionali relativo al 15 settembre e i dati pluviometri, che misurano il quantitativo di pioggia caduto in un determinato lasso di tempo. Quel che è certo è che la violenta perturbazione è stata sottovalutata dagli esperti. Nel messaggio di allertamento emesso mercoledì 14 settembre, alla vigilia del cataclisma, si inserivano in zona gialla, per vento e temporali, solo i quadranti 1 e 3 delle Marche, vale a dire l’entroterra montano e alto collinare delle province di Pesaro Urbino e Ancona, lasciando in verde tutto il resto della regione. Compresi i Comuni come Ostra, Castelleone di Suasa, Barbara, Trecastelli, Ostra Vetere e Senigallia, dove lo tsunami del fiume straripato ha causato 11 vittime, annegate nel fango, e due dispersi.

“Evento imprevedibile”

“Penso che se un meteorologo avesse in mano le carte anche oggi rifarebbe la stessa previsione”, taglia corto il responsabile del Centro funzionale multirischi della Protezione civile regionale Paolo Sandroni. Una previsione «fatta in scienza e coscienza” sulla base di modelli matematici e studi scientifici che indicavano un codice di allerta gialla come “il più idoneo”. Secondo Sandroni si tratta di «uno degli eventi più difficili da prevedere”: una “cellula temporalesca autorigenerante” ha scaricato quasi 400 millilitri d’acqua a terra, “quantitativi inimmaginabili” “Con i nostri modelli previsionali eravamo confidenti che il codice giallo fosse il più idoneo”, ha ribadito l’esperto. I fiumi Misa e Nevola, esondati giovedì scorso, «erano in condizioni di magra per la siccità degli ultimi mesi. Ma nell’arco di poche ore le precipitazioni piovose hanno riversato sul territorio il doppio dell’acqua rispetto al record registrato negli ultimi 100 anni”. Precipitazioni talmente intense che «hanno fatto aumentare in due ore il livello dei fiumi di sei metri”.

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