Scienza e Tecnologia

Nuovo test predittivo per il declino cognitivo causato dall’Alzheimer: una svolta nella lotta contro la demenza

Un team di ricerca internazionale ha sviluppato un test innovativo capace di prevedere la progressione del declino cognitivo nei pazienti con demenza lieve o leggera compromissione cognitiva entro cinque anni. Sebbene la precisione dello strumento non sia ancora elevatissima, esso rappresenta un prezioso aiuto per stimare in quanto tempo potrebbe verificarsi la perdita di autosufficienza nei pazienti affetti da Alzheimer nelle fasi iniziali.

Nuovo test predittivo per il declino cognitivo sviluppato da un team internazionale

Gli scienziati hanno progettato un innovativo test capace di prevedere la progressione del declino cognitivo nei pazienti con un leggero deterioramento o con diagnosi di demenza lieve, come il morbo di Alzheimer nelle fasi iniziali. Il modello predittivo permette di stimare la velocità con cui il peggioramento della memoria e delle funzioni cognitive si manifesterà nei cinque anni successivi. Basato su un sistema di punteggio intuitivo, il test sperimentale presenta ancora margini di miglioramento in termini di accuratezza: è stato rilevato infatti un margine di errore di 2-3 punti per oltre il 50% dei pazienti rispetto a quello previsto dal modello.

Nonostante i limiti emersi, il test rappresenta un prezioso strumento per determinare la traiettoria del declino cognitivo e fornire indicazioni sul periodo in cui le persone potrebbero rimanere autosufficienti e capaci di svolgere le attività quotidiane. Tra le domande più frequenti poste ai medici da pazienti e familiari, infatti, vi sono quelle riguardanti gli anni disponibili per attività come la guida. Il test valuta anche l’impatto dei nuovi farmaci che rallentano il declino cognitivo; a luglio 2024, la FDA ha approvato il monoclonale Donanemab (nome commerciale Kisunla) della Eli Lilly, capace di rallentare la progressione dell’Alzheimer del 35% se somministrato nelle fasi iniziali. Il farmaco è progettato per colpire le placche di beta amiloide, associate alla demenza insieme ai grovigli di tau.

Lo sviluppo del test

Il nuovo test predittivo è stato sviluppato da un team internazionale di ricerca guidato da scienziati olandesi del Centro Alzheimer e del Dipartimento di Neurologia del Medical Center dell’Università di Amsterdam, in collaborazione con il Karolinska Institutet di Stoccolma e lo University College di Londra. Coordinato dal professor Pieter J. van der Veere, il team ha studiato l’evoluzione del declino cognitivo in un migliaio di persone appartenenti all‘Amsterdam Dementia Cohort, con un’età media di 65 anni e una leggera maggioranza di uomini (51%).

Dei partecipanti, 310 presentavano una leggera compromissione cognitiva senza diagnosi di Alzheimer o altre forme di demenza, mentre 651 avevano una demenza lieve accertata. Tutti i soggetti mostravano placche di beta amiloide nel cervello, rilevate tramite biomarcatori nel liquido cerebrospinale o PET.

Il test cognitivo, basato su biomarcatori, scansioni cerebrali, storia clinica e dati demografici, utilizza un sistema di punteggio da 0 a 30: 25 o superiore indica assenza di demenza; 21-24 demenza lieve; 10-20 demenza moderata; meno di 10 demenza grave. Nei cinque anni successivi, i punteggi medi dei partecipanti con lieve deterioramento cognitivo sono scesi da 26,4 a 21,0, mentre quelli con demenza lieve sono calati da 22,4 a 7,8, indicando un peggioramento rapido e marcato. Il modello predittivo ha dimostrato una precisione relativa, con un errore di meno di due punti per le persone con lieve compromissione cognitiva e di meno di tre punti per chi aveva demenza lieve.

Risultati dello studio

Complessivamente, lo studio ha determinato che le persone con lieve deterioramento cognitivo potrebbero progredire verso la demenza moderata entro sei anni, ma con i nuovi farmaci, questo passaggio potrebbe essere ritardato a 8,6 anni. Per la demenza lieve, il passaggio a quella moderata avverrebbe in 2,3 anni, estendendosi a 3,3 anni con il supporto dei farmaci anti-Alzheimer. Per la demenza grave, il passaggio avverrebbe entro sei anni. Questi dati sono preziosi per medici e pazienti per comprendere l’evoluzione del deterioramento cognitivo, nonostante l’incertezza dei punteggi del test per una quota significativa dei partecipanti. Ogni paziente, infatti, ha una storia unica e non si possono trarre conclusioni definitive per ciascun caso.

“Sappiamo che le persone con problemi cognitivi e i loro assistenti sono particolarmente interessati a risposte a domande come ‘Per quanto tempo posso guidare un’auto?’ o ‘Per quanto tempo posso continuare a dedicarmi al mio hobby?’”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Van der Veere. La speranza è che modelli predittivi come quello appena sviluppato possano diventare strumenti utili per delineare con precisione la rapidità del declino cognitivo e aiutare a stimare l’impatto sulla qualità della vita, in attesa di nuove terapie in grado di contrastare efficacemente la neurodegenerazione. Ad oggi, infatti, l’Alzheimer è incurabile. I dettagli della ricerca “Predicting Cognitive Decline in Amyloid-Positive Patients With Mild Cognitive Impairment or Mild Dementia” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neurology.

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