Amina Milo Kalelkyzy, 18enne italo-kazaka, è stata detenuta in Kazakistan per 113 giorni, è tornata in Italia. La giovane era accusata di traffico internazionale di droga e ha anche tentato il suicidio. Amina è stata liberata il 2 novembre ed è tornata in Italia
Amina Milo torna in Italia dopo la prigionia in Kazakistan
Amina Milo è rientrata in Italia nel tardo pomeriggio di oggi, lunedì 27 novembre. La 18enne, residente a Lequile (in provincia di Lecce), era in carcere in Kazakistan da 113 giorni ed è stata liberata il 2 novembre scorso. La ragazza, in compagnia della madre Asia, ha così ricevuto l’ok per il ritorno in patria con un volo Ita Airways da Astana.
La ragazza è stata prosciolta da ogni accusa ma nel frattempo va avanti un processo nel quale lei rappresenta l’accusa nei confronti di alcuni agenti di polizia per maltrattamenti subìti nei giorni in cui è rimasta segregata in un appartamento.
La detenzione in Kazakistan per 3 mesi
Dal 11 luglio scorso, la giovane Amina è detenuta in Kazakistan, con l’accusa di traffico internazionale di droga, un’accusa respinta sia dalla giovane che dalla madre, Assemgul Sapenova, che è di cittadinanza italiana. La situazione è estremamente seria ed è monitorata attentamente dal Ministero degli Affari Esteri italiano (Farnesina). Non è possibile escludere sviluppi futuri in merito a questa vicenda. La madre ha dichiarato che sua figlia, mentre si trova in carcere, ha anche tentato il suicidio.
La notizia è riportata dal Quotidiano di Puglia. La giovane vive a Lequile, in provincia di Lecce, non parla il russo o il kazako e sarebbe stata arrestata senza la presenza di un traduttore e senza prove, con accuse che la 18enne e sua madre respingono fermamente.
Il viaggio in Kazakistan
Secondo quanto riportato dal giornale, l’adolescente di 18 anni era in Kazakistan con sua madre, Assemgul Sapenova, per visitare alcuni parenti residenti nel paese. La giovane sarebbe stata fermata per la prima volta dalla polizia il 2 luglio, mentre si trovava in compagnia di un ragazzo locale, ma fu rilasciata dopo una notte di detenzione. Il 4 luglio, invece, sarebbe stata nuovamente fermata e, secondo quanto riportato dal giornale, sarebbe stata ingannata da due agenti di polizia che l’avrebbero portata in un appartamento privato, dove è stata tenuta in ostaggio e ha subito abusi per 16 giorni.
Successivamente, gli agenti avrebbero contattato telefonicamente la madre della giovane, chiedendo un riscatto di 60.000 euro in cambio del rilascio di sua figlia. A quel punto, la madre si sarebbe rivolta all’ambasciata italiana ad Astana, che avrebbe successivamente contribuito al rilascio della giovane. Tuttavia, dopo alcuni giorni, la 18enne sarebbe stata nuovamente convocata dalla polizia e, dopo la firma di alcuni documenti, sarebbe stata arrestata con l’accusa di traffico di droga.