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Il 28 maggio 1961 nasce Amnesty International, l’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” recita il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani. Un leitmotiv che da mezzo secolo anima le battaglie di Amnesty International, una “luce” perennemente accesa in difesa della vita, della libertà e della dignità di ogni individuo.
Le campagne portate avanti negli anni, contro la tortura, la pena di morte e gli omicidi politici, vennero supportate da un’attività di indagine nelle diverse realtà, che permise la pubblicazione di un rapporto annuale sullo stato dei diritti umani nel mondo.

Ciò contribuì a sensibilizzare maggiormente istituzioni e opinione pubblica, nel riconoscere il prezioso impegno di Amnesty che nel 1977 fu premiato con il Premio Nobel per la Pace.

28 maggio 1961: Peter Benenson fonda Amnesty International

Amnesty International è un’organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani. Lo scopo di Amnesty International è quello di promuovere, in maniera indipendente e imparziale, il rispetto dei dirittiumani sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani e quello di prevenirne specifiche violazioni. Fondata il 28 maggio 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson, l’organizzazione conta oggi oltre sette milioni di soci sostenitori, che risiedono in più di 150 nazioni. Il suo simbolo è una candela nel filo spinato.

Fatti antecedenti

I valori espressi con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, in risposta agli orrori della Seconda Guerra Mondiale, vennero intercettati da un movimento d’opinione internazionale, formatosi attorno alle prime organizzazioni non governative impegnate contro la pena di morte e in generale contro fenomeni di violenza, tortura e persecuzione giudiziaria.

Sebbene alcuni paesi, come il Regno Unito e l’Italia (dove venne vietata dalla Costituzione del ’48 e abolita per legge nel 1994 dal codice penale militare di guerra), avessero già intrapreso la strada dell’abolizione, la pena capitale restava in vigore in gran parte dei paesi.


La campagna social per la liberazione di Patrick Zaky.

L’altra faccia della medaglia era rappresentata da sistemi carcerari disumani, adoperati come strumento di repressione dai regimi totalitari, come quello instaurato in Portogallo con un colpo di Stato da António de Oliveira Salazar. Il clima di censura imposto da quest’ultimo portò all’arresto di due studenti e alla conseguente condanna a sette anni di reclusione, colpevoli di aver brindato inneggiando all’indipendenza.

La notizia indignò l’avvocato inglese Peter Benenson, già noto per il suo impegno civile, che lo aveva portato nel 1956 a fondare, con altri avvocati, il gruppo Justice, allo scopo di offrire assistenza legale a persone i cui diritti non erano garantiti. Il legale prese carta e penna e scrisse una lettera dal titolo “I prigionieri dimenticati”, indirizzata all’editore del giornale “The Observer”.

Fondazione

La lettera, pubblicata il 28 maggio 1961, divenne idealmente l’atto costitutivo di Amnesty International: “Aprite il vostro quotidiano un qualsiasi giorno della settimana e troverete la notizia di qualcuno, da qualche parte del mondo, che è stato imprigionato, torturato o ucciso poiché le sue opinioni e la sua religione sono inaccettabili per il suo governo. Ci sono milioni di persone in prigione in queste condizioni, sempre in aumento. Il lettore del quotidiano percepisce un fastidioso senso d’impotenza. Ma se questi sentimenti di disgusto ovunque nel mondo potessero essere uniti in un’azione comune qualcosa di efficace potrebbe essere fatto”.


Peter Benenson, fondatore di Amnesty International.

La storia

Ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1977 per l’attività di “difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione“. L’anno seguente è stata insignita del Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani. Nel 1991, riceve il premio Colombe d’Oro per la Pace dell’Archivio Disarmo di Roma, per l’azione contro la violazione dei diritti umani nell’anno della Guerra del Golfo, che coincideva con il trentennale della sua fondazione.


Il logo di Amnesty International.

Amnesty International opera in favore delle persone incarcerate per motivi di coscienza, uomini o donne, le cui credenze, la loro origine o l’appartenenza religiosa o politica gli hanno valso la privazione della libertà. Amnesty International si oppone ugualmente e senza riserva a tutte le forme di tortura e alla pena di morte.

Nel perseguimento di questa visione, la missione di Amnesty International è quella di svolgere ricerche e azioni per prevenire e far cessare gravi abusi dei diritti all’integrità fisica e mentale, alla libertà di coscienza e di espressione e alla libertà dalla discriminazione.

I gruppi

Il nucleo di base di Amnesty International è rappresentato locale. In Italia vi sono circa 200 gruppi formati in media da una decina di soci e presenti in tutte le regioni oltre a circa trenta gruppi giovani, formati da soci in età scolare o universitaria. Nella Svizzera Italofona ha sede uno dei tre Centri regionali su base linguistica e uno dei 97 gruppi attivi della sezione svizzera: il Gruppo Ticino, con quattro sedi nelle principali città del Cantone.


La sezione locale di Amnesty International di Asti durante il giorno della sua inaugurazione.

Ogni gruppo Amnesty riceve periodicamente delle azioni dai coordinamenti nazionali e dal segretariato internazionale, con il compito di coinvolgere la popolazione del proprio territorio di competenza su tali tematiche generali o casi specifici. La trasformazione delle informazioni raccolte in effettiva pressione verso i governi violatori passa proprio attraverso un capillare coinvolgimento dell’opinione pubblica sul territorio.

I gruppi Amnesty provvedono tra l’altro ad attività di raccolta fondi e di addestramento dei nuovi soci, rappresentano quindi a tutti gli effetti il movimento sul territorio.

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