Angelina Jolie ha una cicatrice permanente sul viso, un ricordo di un pericoloso stunt durante le riprese del film Salt, thriller del 2010. L’incidente, avvenuto mentre l’attrice eseguiva un’acrobazia, non solo ha lasciato un segno indelebile sul suo volto, ma ha anche messo a rischio la sua carriera d’azione.
Angelina Jolie: la cicatrice permanente da uno stunt in un film
Nel film Salt, diretto da Philip Noyce, Angelina Jolie interpreta l’agente della CIA Evelyn Salt, e per rendere il suo personaggio il più autentico possibile, ha deciso di eseguire personalmente la maggior parte delle acrobazie. Per prepararsi, ha studiato muay thai e krav maga. Nonostante l’intenso allenamento e la dedizione, il set di Salt non è stato privo di rischi. Durante una scena cruciale, Jolie doveva camminare su una sporgenza di un edificio di 12 piani e saltare su un camion in movimento. Nel tentativo di eseguire il complesso stunt, ha finito per ferirsi gravemente.
Simon Crane, il coordinatore degli stunt, ha rivelato in un’intervista che durante una sequenza di combattimento finale con Liev Schreiber, Jolie si è lanciata contro un angolo del set mentre cercava di attraversare una porta che si apriva mentre sparava con una pistola. Questo movimento l’ha portata a sbattere la testa e a procurarsi una cicatrice sul viso. Nonostante l’incidente e i rischi corsi, il film ha avuto successo al botteghino, incassando oltre 293 milioni di dollari a fronte di un budget di 110 milioni. Tuttavia, Salt non è riuscito a lanciare il previsto franchise d’azione. Il film ha ricevuto recensioni generalmente positive per la sua trama avvincente e per la performance di Angelina, ma non ha saputo brillare come sperato nella vasta gamma dei film d’azione, con una trama che non ha colto l’immaginazione del pubblico per un sequel.
Oggi, la cicatrice sul volto di Angelina Jolie è un ricordo permanente di quel pericoloso stunt e dell’intenso lavoro svolto per rendere Salt un successo, ma anche del rischio che comporta lavorare nel mondo del cinema d’azione.
