Antonio Segni, è stato un politico, accademico e rettore italiano, quarto Presidente della Repubblica. Dopo aver ricoperto diversi incarichi governativi nei governi Bonomi III, Parri, De Gasperi I, De Gasperi VII e Pella, Segni fu per due volte Presidente del Consiglio dei ministri, dal 6 luglio 1955 al 20 maggio 1957 e dal 16 febbraio 1959 al 26 marzo 1960.
La sua presidenza, che durò solo due anni e mezzo (dall’elezione del 6 maggio 1962 sino alle dimissioni volontarie del 6 dicembre 1964), fu la più breve della storia repubblicana dopo quella di Enrico De Nicola.
1 dicembre 1972: muore Antonio Segni, quarto Presidente della Repubblica
Antonio Segni nasce a Sassari il 2 febbraio del 1891. La sua discendenza è nobile, come testimonia il patriziato da cui discende sin dal 1752 la sua famiglia. Il giovane Antonio cresce in una ricca famiglia di latifondisti e frequenta con successo il liceo “Azuni”, per poi laurearsi nel 1913 in giurisprudenza. Più che la pratica forense, al neolaureato Antonio Segni interessa maggiormente la carriera accademica, come testimonia la cattedra ottenuta in diritto processuale civile presso l’ateneo di Perugia, nel 1920.
Contemporaneamente sposa la passione politica e segue sin dagli albori la nascita e l’evoluzione del Partito Popolare Italiano, a cui si iscrive subito, divenendone consigliere nazionale dal 1923 al 1924. Similmente ad altri suoi colleghi e futuri Capi di Stato, proprio come De Nicola, fa seguire all’avvento del fascismo un’eclisse delle sue attività politiche, riservando le proprie uscite a quelle accademiche e al lavoro autonomo. Durante il ventennio, si registrano da parte di Segni soltanto alcuni interventi i quali, stando a cronache non certe, sarebbero di impronta non simpatizzante nei confronti di Mussolini e del suo operato.
Gli inizi
Nel 1943, con la caduta del Duce, Antonio Segni è in prima linea per la formazione e istituzione di uno dei partiti più longevi della storia italiana: la Democrazia Cristiana. È lui, in questo momento e in futuro, il punto di riferimento sardo di questo partito, oltre che uno dei più importanti dirigenti a livello nazionale. Viene, infatti, eletto deputato all’Assemblea Costituente ed entra di diritto a Palazzo Montecitorio. Già l’anno dopo, nel 1944, è sottosegretario di indicazione democristiana al Ministero dell’Agricoltura e Foreste retto dal comunista Gullo all’interno del terzo governo Bonomi, per poi conservare la carica anche con i governi Parri e De Gasperi. Inoltre, non rinuncia mai alla sua carriera accademica e nel 1946 diventa Rettore di Sassari, la sua città.
Antonio Segni è con Alcide De Gasperi che instaura forse il suo miglior rapporto dal punto di vista politico. Nel terzo e nel quarto governo guidato dal leader democristiano, nel 1947, Segni viene nominato Ministro dell’Agricoltura, riconfermandosi nel 1948 e nel 1950, sempre sotto la guida di De Gasperi. L’anno dopo, nel 1951, al governo numero sette del leader della DC, Antonio Segni diventa ministro della Pubblica Istruzione, anche a causa delle politiche contraddittorie impiegate durante gli anni del dicastero all’Agricoltura, le quali avrebbero scontentato alcuni latifondisti italiani per via della sua discussa riforma agraria.
Il “Primo Governo Segni”
Nel 1953 Segni viene riconfermato all’Istruzione, con il beneplacito del capo del Governo, Pella. Successivamente, anche grazie alle sue tendenze conservatrici e antisocialiste, durante uno dei più forti rimpasti del governo democristiano, si ritrova Presidente del Consiglio, esattamente dal 6 luglio del 1955. Il suo mandato, corrispondente al cosiddetto “primo governo Segni”, dura fino al 18 maggio del 1957, e mette insieme oltre alla DC, anche i socialdemocratici e i liberali.
Ciononostante, si ritrova a capo della Difesa del secondo governo Fanfani, di cui è anche vicepresidente, nel 1958. Il 15 febbraio del 1959 poi, Antonio Segni viene nuovamente eletto Capo di Governo, oltre che Ministro dell’Interno. Questa carica dura fino al 25 marzo 1960 e vede Segni guidare un governo ad appannaggio della Dc e orientato, volente o nolente, ad aprirsi ai socialisti, almeno nel futuro prossimo. Passa poi dal turbolento Governo Tambroni all’opposto e altrettanto turbolento terzo governo Fanfani, sempre in qualità di Ministro degli Esteri, mantenendo il posto anche nel 1962, durante il IV governo del socialista.
Presidente della Repubblica
Grazie all’influenza di Aldo Moro poi, allora segretario nazionale della DC, Segni viene eletto per la prima volta nella sua carriera politica Presidente della Repubblica italiana, il 6 maggio del 1962, con 443 voti su 854. Una mossa politica e diplomatica quella di Moro, la quale se da un lato apriva ai socialisti, almeno nelle cariche di Governo, dall’altra poneva Segni, un conservatore, a Capo dello Stato, per giunta anche grazie ai voti dei movimenti politici di destra ed estrema destra.
I due anni di presidenza però risentono fortemente del clima di scontri parlamentari di quei tempi, i quali vedevano il politico sardo opporre la propria disapprovazione e resistenza, quando non proprio un vero ostruzionismo, alle riforme strutturali desiderate dai socialisti. È il cosiddetto periodo del “Piano solo”, stando almeno ad un’attendibile inchiesta giornalistica, e per ammissione di alcuni politici, in cui viene ricevuto al Quirinale, per la prima volta durante un periodo di Consultazioni di Governo, anche un membro dell’esercito, il generale Giovanni De Lorenzo. Aldo Moro ed i socialisti allora, posti di fronte alla scelta preparata da Segni e che sembrava ammiccare anche ad un presunto colpo di stato da parte di militari e contro i politici dirigenti della sinistra italiana, pongono fine alla spinta propulsiva e riformatrice, optando per una politica più moderata.
La malattia e la morte
Il 7 agosto del 1964, Segni viene colpito da un ictus cerebrale. Gli succede, come vuole la Costituzione, il Presidente del Senato, in qualità di supplente. Il decimo giorno infatti, Cesare Merzagora assume la carica di Segni, che mantiene fino al 28 dicembre del 1964. Qualche giorno prima, il 6 dicembre, dopo due anni di presidenza, Antonio Segni deve dare le proprie dimissioni, sempre a causa della malattia. Diventa Senatore a vita, comunque, come recita la Carta Fondamentale, in quanto ex Capo dello stato.
Ad aver causato l’ictus, secondo alcuni, è il duro scontro che Antonio Segni avrebbe avuto con gli onorevoli Giuseppe Saragat e Aldo Moro, colpevoli forse di aver paventato di riferire all’Alta Corte la connivenza, o presunta tale, dell’allora Capo dello Stato nei confronti del generale De Lorenzo e del suo cosiddetto “Piano Solo”, il quale avrebbe avuto l’effetto di un vero e proprio golpe. Antonio Segni muore a Roma, l’1 dicembre del 1972, all’età di ottantuno anni.