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Smantellata dai carabinieri una rete di 9 imprenditori: finti smaltimenti in tre regioni

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I carabinieri

La Campania, una volta destinazione finale, è ora un punto di transito per il traffico illecito di rifiuti verso Puglia, Basilicata e Calabria, come emerso da un’inchiesta dei carabinieri del Noe di Napoli, coordinata dalla DDA di Lecce.

Scoperta una rete criminale di smaltimento illecito di rifiuti, 9 imprenditori arrestati

La Campania non è più solo la meta finale del traffico di rifiuti, ma è diventata un’area di transito verso altre regioni, come Puglia, Basilicata e Calabria, ora le nuove «terre dei fuochi» e discariche abusive. Questo è quanto emerso dalla maxi inchiesta condotta dai carabinieri del Gruppo per la Tutela dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di Napoli, sotto la direzione del colonnello Pasquale Starace, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.

Le indagini hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 persone, accusate di associazione a delinquere e di attività illegali relative al traffico e smaltimento illecito di rifiuti. Gli arrestati sono ritenuti coinvolti in operazioni per eludere il controllo sulle normative ambientali e gestire in modo illecito il trattamento dei rifiuti. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Mattino.

Nel corso delle operazioni, i carabinieri del NOE hanno anche sequestrato tre aziende di trattamento e recupero rifiuti situate a Giugliano in Campania, Onano (Viterbo) e San Martino Valle Caudina (Avellino), insieme a tre capannoni industriali a Pulsano (Taranto) e Cassano allo Ionio (Cosenza). Inoltre, sono stati confiscati due terreni agricoli a Villapiana (Cosenza), 25 veicoli, tra cui motrici e rimorchi, e un milione di euro, ritenuto il provento delle attività illecite.

Le indagini

Sono 37 le persone sotto indagine, molte delle quali hanno evitato l’arresto grazie agli interrogatori preventivi svolti nei giorni precedenti. Gli investigatori hanno ricostruito 124 trasporti illeciti, che hanno comportato la gestione di 3.339 tonnellate di rifiuti speciali. Il cuore dell’operazione si concentrava sull’azienda EKO srl di Onano, che, pur essendo autorizzata al trattamento dei rifiuti, avrebbe fornito documenti e formulari per facilitare il trasporto e lo smaltimento illecito di enormi quantità di rifiuti industriali provenienti da Puglia e Campania, destinati a essere smaltiti illegalmente in diverse aree tra Taranto, Cosenza, Avellino e Matera.

I depositi illeciti

Nel corso delle indagini condotte dai carabinieri del Noe di Napoli, è emerso che terreni e capannoni dismessi venivano utilizzati come vere e proprie discariche per rifiuti industriali, speciali e pericolosi. Questo avveniva grazie a un sistema ben collaudato, che coinvolgeva autisti, organizzatori dei trasporti, intermediari e imprenditori compiacenti. Tra gli indagati agli arresti domiciliari figura anche Raffaele Arzillo, 45enne di Lusciano (Caserta), considerato uno degli intermediari del traffico illecito. Uno dei luoghi individuati per lo smaltimento è stato l’ex stabilimento «Ilas Alveolater srl» di San Martino Valle Caudina (Avellino), che era già noto come sito di deposito di rifiuti speciali. Gli investigatori ritengono che la mente dietro all’organizzazione fosse l’imprenditore Claudio Botticelli, 66enne di Abano Laziale, titolare della EKO srl.

Il sistema ideato consentiva a circa dieci aziende di smaltire rifiuti, tra cui balle di materiali reggiati composti principalmente da scarti derivanti dal trattamento di rifiuti industriali, frazione indifferenziata di rifiuti solidi urbani e scarti tessili. Il tutto a costi decisamente inferiori rispetto a quelli ufficiali, garantendo un risparmio significativo. Successivamente, i rifiuti venivano trasportati dalla Campania verso i siti di stoccaggio non autorizzati. Invece di essere destinati a impianti di smaltimento o recupero regolari, venivano abbandonati in terreni o capannoni dismessi, principalmente nelle regioni della Puglia, Basilicata e Calabria. In molti casi, venivano incendiati per distruggere le prove del loro smaltimento illegale.

Lo sfregio al territorio

Molte delle aree trasformate in discariche abusive erano luoghi di grande valore naturalistico, situate lungo strade comunali e provinciali, spesso nelle zone rurali più isolate. Il commercio illecito di rifiuti seguiva una filiera completa, che comprendeva ogni fase: dalla consegna alla ricezione, passando per l’intermediazione, il trasporto e lo smaltimento non autorizzato. Secondo l’accusa, si trattava di un sistema vantaggioso per tutti i soggetti coinvolti. Le aziende produttrici di rifiuti che riuscivano a smaltire a costi minimi, gli intermediari che traevano profitto dal trasporto, i trasportatori stessi e le aziende che evitavano i canali ufficiali, abbandonando i rifiuti senza alcun trattamento.

Le principali discariche illegali sono state individuate dai carabinieri del Noe in località come Villapiana e Cassano allo Ionio (Cosenza), Ferrandina (Matera), Pulsano (Taranto), dove venivano abbandonati rifiuti pericolosi senza alcuna forma di trattamento. Questo sistema di smaltimento permetteva a tutti i soggetti coinvolti di risparmiare denaro. Tuttavia, l’inchiesta ha svelato le nuove modalità dello smaltimento illecito dei rifiuti, che continua a vedere la Campania come una delle protagoniste, ma con il ruolo principale di intermediaria in questo traffico illegale.

 

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