Continuano a emergere dettagli sull’inchiesta riguardante il cosiddetto “sistema Alfieri”, che ha messo in luce presunte irregolarità nella gestione degli appalti pubblici. Tra gli elementi centrali dell’indagine, spicca l’utilizzo di un gruppo WhatsApp, che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il principale strumento di comunicazione tra i soggetti coinvolti.
In particolare, il gruppo veniva utilizzato per discutere delle gare relative alla Fondovalle Calore e all’Aversana, due progetti chiave nell’ambito delle opere pubbliche del territorio salernitano.
Arresto Alfieri, il retroscena del gruppo WhatsApp
La Procura di Salerno, diretta dal procuratore Giuseppe Borrelli, ha adottato decreti di sequestro probatorio che riguardano dispositivi elettronici appartenenti agli indagati, tra cui telefoni cellulari e computer. L’obiettivo è approfondire l’analisi delle comunicazioni, per accertare eventuali responsabilità e fare luce sui presunti accordi illeciti. Tra il materiale sequestrato figurano anche documenti relativi alle gare d’appalto sotto inchiesta.
L’indagine ha portato a un ampliamento delle accuse, coinvolgendo ulteriori figure di spicco. Franco Alfieri, ex presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum, è stato iscritto formalmente nel registro degli indagati. Le accuse contestate vanno dall’associazione a delinquere al concorso in turbativa d’asta. Tra gli indagati figura anche Luca Cascone, consigliere regionale e presidente della commissione Trasporti della Campania, il quale ha deciso di rimettere le proprie deleghe al presidente Vincenzo De Luca.
Il ruolo di Cascone
Secondo quanto riportato nel decreto di sequestro, Cascone avrebbe avuto un ruolo attivo nella gestione delle gare. Tra le intercettazioni emergerebbe una comunicazione in cui il consigliere avrebbe richiesto ad Andrea Campanile, altro soggetto coinvolto, di tenere informato “il presidente”, identificato dagli inquirenti in Franco Alfieri, sui dettagli organizzativi delle assegnazioni.
Le prove principali acquisite nell’ambito dell’inchiesta includono intercettazioni telefoniche, dichiarazioni di collaboratori e messaggi scambiati attraverso il gruppo WhatsApp incriminato. Gli inquirenti ritengono che queste conversazioni contengano evidenze di presunti accordi illeciti volti a manipolare le assegnazioni delle gare. In particolare, sarebbero stati pianificati tempi, modalità esecutive e strategie per garantire l’assegnazione di lavori alle imprese coinvolte nel sistema.