Andrea Campanile, un giovane di 27 anni di Agropoli, è emerso come una figura centrale nell’inchiesta che ha coinvolto il Comune di Capaccio, affiancando costantemente il sindaco e presidente Franco Alfieri nelle sue attività quotidiane e pubbliche. Con Alfieri attualmente in carcere, Campanile e altri quattro indagati sono stati posti ai domiciliari.
Arresto Franco Alfieri: chi è Andrea Campanile
In qualità di dipendente comunale e stretto collaboratore di Alfieri, Campanile è descritto come “uomo di fiducia” del sindaco, fungendo da intermediario tra Alfieri e i tecnici coinvolti nelle gare d’appalto. Si ritiene che Campanile abbia comunicato le direttive di Alfieri agli altri indagati, collaborando in particolare con Alfonso D’Auria, rappresentante della Dervit, per pianificare in anticipo i dettagli tecnici ed economici dei progetti. Il suo coinvolgimento nel garantire che la Dervit S.p.A. ottenesse gli appalti ha aggravato la sua posizione nell’ambito dell’indagine.
La sorella di Franco Alfieri, Elvira, 55 anni, è coinvolta come beneficiaria indiretta dei favoritismi accordati alla Dervit, gestendo la Alfieri Impianti S.r.l. Parte dei lavori appaltati alla Dervit sarebbero stati subappaltati alla sua azienda, sollevando preoccupazioni per conflitti di interesse e arricchimento illecito. La sua società avrebbe ottenuto contratti per oltre un milione di euro per lavori di illuminazione pubblica, beneficiando direttamente della corruzione emersa dall’inchiesta.
Gli altri nomi
Carmine Greco, 61 anni, tecnico responsabile del Comune di Capaccio e Rup, ha avuto un ruolo cruciale nell’esecuzione delle gare d’appalto. Secondo le accuse, Greco avrebbe firmato documenti di gara redatti dalla Dervit, assumendosi la responsabilità senza curarne effettivamente la preparazione. Le sue azioni avrebbero favorito la Dervit, invitando a partecipare solo aziende compiacenti, violando i principi di trasparenza e concorrenza previsti dalla legge.
Alfonso D’Auria, 54 anni, procuratore speciale della Dervit, e Vittorio De Rosa, 64 anni, legale rappresentante della stessa azienda, sono considerati i principali beneficiari della manipolazione delle gare. D’Auria avrebbe collaborato con Campanile per definire in anticipo i dettagli delle gare, assicurando la vittoria della Dervit. De Rosa, dal canto suo, risulta essere il principale orchestratore del sistema di collusione, concordando direttamente con Alfieri il piano per garantire il controllo dell’azienda sui lavori pubblici.