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Con l’arrivo della moderna pubblicità del 1977, termina il Carosello

Andava in onda nel 1957 la prima puntata del Carosello, la striscia quotidiana di dieci minuti dedicata alla reclame. Poi la trasmissione termina con l’arrivo della pubblicità l’1 gennaio del 1977.

Nel 1977 termina la trasmissione “Carosello”, la Rai passa agli odierni spot pubblicitari

Sono passati 55 anni dalla prima trasmissione di Carosello, era il 3 febbraio 1957. La striscia quotidiana, tra le 20.50 e le 21, che insegnò all’Italia intera il consumismo e alle aziende le prime basi della comunicazione, è durata fino al 1°gennaio 1977, data che coincide con una trasformazione sociale avvenuta ed in grande stato di avanzamento.

Ma procediamo con ordine: per proiettare meglio anche i più giovani in quella bella Italia diversa di Carosello, conviene sottolineare che ad andare in onda nei dieci minuti di Carosello, non erano semplici spot ma veri e propri sketch contenitori di uno spettacolo in uno spettacolo. Le trame erano, molto spesso, pensate indipendentemente dal prodotto che si voleva pubblicizzare mentre, negli ultimi anni della striscia, la tendenza cambiò cercando di portare il prodotto ed il marchio al centro della storia stessa. Cambiamento che poi ha portato, appunto, all’evoluzione della pubblicità, dal bumper allo spot così come oggi lo conosciamo.

L’ascesa

Gli anni del Carosello crearono una serie di stereotipi che portavano alla luce tutti gli elementi della crescita economica del dopoguerra, proponendo la massaia moderna e l’uomo “milanese” come tutore dei consigli per gli acquisti. Simbolo, nemmeno tanto subliminale, che il Nord dell’Italia si trovasse in una condizione decisamente migliore e da un punto di vista economico, e culturale. Di contro troviamo, quasi sempre, lo sprovveduto, il contadino, l’uomo che ha paura della modernità. Tantissimi esempi erano di un contadino che andava alla ricerca di un prodotto “cittadino”, nel particolare un elettrodomestico, con il commesso che tranquillizzava il compratore mostrando il semplice utilizzo e il comodo prezzo.

Il messaggio pubblicitario stesso era un parente lontanissimo di quello che è oggi. Rassicurante, pedagogico, lo slogan garantiva sempre sicurezza e buoni propositi d’ogni tipo. Decisamente dei canoni rigidi, al punto che molta letteratura e sceneggiatura Sci-Fi di oggi riprende certe immagini e certi slogan vintage come segno distintivo di un immaginario futuro post-atomico dove esistono nuovi autoritarismi.

La fine delle trasmissioni

Il primo gennaio del 1977 andrà in onda l’ultimo Carosello durante il “Superspettacolo di Capodanno con Raffaella Carrà”. La decisione presa da un breve comunicato Rai nell’agosto 1976. La soubrette dava l’addio alla trasmissione delle reclame con un coppa di Brandy Stock (“il brandy che crea l’atmosfera”) salutando così:

«Eccoci nel 1977: si è chiuso un ciclo. Venti anni di Caroselli Stock. Ed è in nome della Stock che ringrazio tutti quelli che li hanno realizzati e voi che ci seguirete per tanti altri anni. Auguri di buon 1977!».

Carosello scompare dopo venti anni a causa del nuovo boom economico, di un consumatore sempre più maturo, in fondo era per quello che la striscia aveva visto la luce: educare il popolo italiano all’acquisto. Dopo venti anni, l’Italia era cambiata tantissimo ed è bello citare un articolo datato 1977, firmato da Nicola Mascellaro, storica e nobile penna del giornalismo italiano, proprio sulla fine di un’epoca.

«Su bambini, a letto, Carosello è finito! L’allegro motivetto che dallo schermo televisivo annunciava la fine delle ‘ostilità’ fra genitori e figli, dal primo gennaio, va in pensione […] se per gli adulti finisce un’epoca, per i bambini, che del resto non sono più quei discoli che scorrazzano per casa con le pistole ad acqua e le bambole di pezza, finisce l’incubo del dopo Carosello. Ora le bambine impazziscono per Barbie […] ed i ragazzi hanno già fatto la conoscenza con i giocattoli elettronici».

Un’Italia diversa ha dato origine al cambiamento. Oggi abbiamo distanziato il Carosello di almeno altre due grandi rivoluzioni del messaggio pubblicitario e siamo in piena, se non già avvenuta, terza grande fase. I concetti dai quali veniamo costantemente stimolati, aizzati, bombardati cambiano a seconda che la proposta sia un’automobile o una polizza assicurativa, un tavolo di poker online o una maniglia che apre le porte meglio di chiunque altra. E così, se prima Carosello ci educava al consumo, oggi non c’è nessuno che ci educa al risparmio.

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