Cos’è l’assegno di ricollocazione per disoccupati (Adr), come funziona, chi lo eroga e quali sono i requisiti per fare domanda? L’assegno di ricollocazione (Adr) è uno strumento che aiuta le persone a ricollocarsi nel mercato del lavoro. Consiste in un importo da utilizzare presso i soggetti che forniscono servizi di assistenza personalizzata per la ricerca di occupazione (centri per l’impiego o enti accreditati ai servizi per il lavoro).
Cos’è l’assegno di ricollocazione per disoccupati e chi lo eroga
L’importo dell’adr
Il beneficiario del Buono sceglie, tra il centro per l’impiego o le Agenzie accreditate (elenco su aspal.it), l’Ente presso cui spendere il proprio diritto e svolgere il Programma di ricerca intensiva. Il programma ha una durata pari a 180 giorni, salvo i casi di eventuali rinnovi. Il Centro per l’impiego o l’Agenzia prescelta incassano il corrispondente valore economico dell’Assegno nel solo caso di raggiungimento di specifici obiettivi occupazionali.
Il beneficiario deve ottenere un contratto a tempo indeterminato, a tempo determinato (maggiore o uguale a 6 mesi in gran parte d’Italia, da 3 a 6 mesi in Basilicata, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), d’apprendistato o part time. In caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo occupazionale, l’importo dell’ADR è limitato ad una quota fissa, denominata Fee4Service, e correlata alle azioni minime realizzate nell’attivare il soggetto nel percorso di ricollocazione. Nel caso di mancata partecipazione al programma così come nelle ipotesi di ingiustificato rifiuto di un’offerta congrua di lavoro, il beneficiario perderà il diritto alla misura e al REI.
La richiesta
La richiesta dell’Assegno di ricollocazione è volontaria e va inoltrata telematicamente attraverso il portale ANPAL ma anche presso i Centri per l’Impiego o gli enti di Patronati convenzionati. Per ottenere il Buono deve essere presentata anche la Dichiarazione di Immediata Disponibilità (DId). La DID può essere inviata sempre attraverso il sito di ANPAL, i Centri per l’Impiego, i Patronati e l’Inps