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Asti, la 19enne che ha confessato di aver ucciso il padre per difendere la madre: “Non avevo scelta, da allora non è facile andare avanti”

Monteverde scomparso ritrovato carabinieri

Immagine di repertorio

“Ho ucciso mio padre quel giorno perché non avevo altra scelta, ma da allora è diventato un peso enorme andare avanti. Ogni mattina, guardandomi allo specchio, mi chiedo se davvero ho compiuto quel gesto. Non riesco più a essere felice, il senso di colpa mi accompagna ogni istante. Mi sento in colpa nonostante tutto ciò che abbiamo dovuto sopportare in quella casa”.

Così si è espressa Makka Sulaev, la giovane di 19 anni che ha confessato di aver ucciso il padre Akhyad, 50 anni, il 1° marzo 2024 a Nizza Monferrato (Asti). Attualmente, la ragazza si trova ai domiciliari con braccialetto elettronico. Il processo per omicidio volontario aggravato è iniziato due giorni fa presso la Corte d’Assise di Alessandria.

Asti, uccise il padre per difendere la madre: parla Makka Sulaev

Nel suo racconto, Makka ha descritto l’accaduto: ha colpito suo padre con due pugni dopo che lui avrebbe messo le mani al collo della madre. “Era la prima volta che reagivo e lui non se l’aspettava, era sconvolto. Poi si è avvicinato, mi ha afferrata per i capelli e mi ha gettata a terra, colpendomi con pugni. Mia madre cercava di allontanarlo da me. È in quel momento che ho preso il coltello“, ha spiegato la giovane. Quel coltello, comprato lo stesso giorno e nascosto in camera, era stato preso perché Makka temeva che suo padre avrebbe ucciso la madre. L’uomo, secondo quanto riportato, aveva minacciato la moglie su WhatsApp dicendo: “Appena torni a casa ti stacco la testa”.

“Non passa un giorno senza che io mi tormenti ripensandoci“, ha proseguito Makka. “Ogni volta che chiudo gli occhi, rivivo quel momento e mi chiedo se esisteva un altro modo per proteggere mia madre senza arrivare a quel tragico epilogo. Mi sentivo disperata, come se non ci fosse più una via d’uscita. Togliere una vita è qualcosa di irreparabile, qualcosa che non si può più cambiare, e forse nemmeno perdonare. Non c’era amore tra di noi, solo paura, violenza fisica e psicologica, ma uccidere… no, quello non è giustificabile. Lo capisco e mi assumo tutte le responsabilità”.

“Sono profondamente pentita“, ha aggiunto la ragazza. “Vorrei poter tornare indietro, ma so che il mio pentimento non cambierà le cose né mi libererà dal peso e dal rimorso che provo. Credo che, se non fosse andata così, il giorno dopo si sarebbe parlato dell’ennesimo femminicidio, o forse di un duplice o triplice omicidio. La nostra famiglia sarebbe stata comunque segnata dal sangue. Se ripenso a mio padre, non vedo solo l’uomo che ci faceva soffrire; c’è una parte di me che ricorda altro. Ma ciò che mi tormenta di più è l’idea che forse, quel giorno, ci poteva essere un’altra soluzione”.

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