Almanacco

7 gennaio 2015: attentato terroristico nella sede di Charlie Hebdo

Il 7 gennaio 2015, attorno alle ore 11.30, un commando di due uomini armati con fucili d’assalto Kalashnikov fece irruzione nei locali della sede del giornale Charlie Hebdo, durante la riunione settimanale di redazione, sparando sui presenti.

L’attentato nella sede di Charlie Hebdo

Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2011 la sede del giornale venne distrutta a seguito del lancio di diverse bombe Molotov, appena prima dell’uscita del numero del 2 novembre dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico nelle elezioni in Tunisia.

Sulla copertina del numero in questione sono apparsi una vignetta satirica con Maometto che dice “100 frustate se non muori dalle risate” e il titolo “Charia Hebdo“, gioco di parole tra Sharia e il nome del giornale. Anche il sito internet della rivista è stato bersaglio di un attacco informatico.


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La strage

Nell’attentato del 2015 furono uccise dodici persone, tra le quali il direttore Stéphane Charbonnier detto Charb, diversi collaboratori storici del periodico (CabuTignousGeorges WolinskiHonoré) e due poliziotti; altre quattro persone della redazione rimasero ferite.

Pochi istanti prima dell’attacco, il settimanale satirico aveva pubblicato sul proprio profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico. Dopo l’attentato il commando, che durante l’azione gridò frasi inneggianti ad Allah e alla punizione del periodico Charlie Hebdo, fuggì, uccidendo per strada un altro poliziotto.

I due terroristi terminarono la fuga barricandosi in una piccola azienda in periferia di Parigi, morendo poi durante lo scontro a fuoco con le forze dell’ordine, il 9 gennaio. Si trattò del più grave attentato terroristico in Francia dal 1961, fino a quello del 13 novembre 2015.

In seguito agli attentati, Charlie Hebdo tornò in edicola il 14 gennaio con il numero 1.178, con una tiratura di 7 milioni di copie e in 16 lingue. In Italia uscì allegato a Il Fatto Quotidiano, esaurendo subito le 268.000 copie.

La redazione del settimanale fu ospitata per qualche tempo in quella del giornale Libération. Dopo l’uscita di questo numero, le pubblicazioni ripresero regolarmente solo a fine febbraio 2015.


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