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Italia: aumentano i casi di violenza sulle donne durante il lockdown

Uccise da chi amavano, spesso dentro la propria casa. Accoltellate, soffocate, colpite con un martello o un cacciavite. Ammazzate a 30 come a 60 anni: perché la violenza sulle donne non ha età. Nel 2019 sono stati 111 i femminicidi.
Secondo l’Istat, una donna su tre ha subìto qualche forma di violenza nel corso della sua vita, specialmente in famiglia. In Italia, circa 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni hanno subìto violenza fisica (20,2%) o sessuale (21%), dalle molestie al tentativo di omicidio o stupro (5,4%).

Gli autori delle violenze più gravi sono prevalentemente partner o ex partner (62,7%). Gli sconosciuti commettono in gran parte molestie sessuali (76,8%). I dati disponibili sottostimano la portata del fenomeno: in base a quanto riportato dall’Istat, solo il 12% delle violenze viene denunciato.

In Italia durante il lockdown le donne hanno difficoltà a denunciare le violenze subite

Il periodo del lockdown ha fatto segnare un calo del numero totale degli omicidi, ma non dei femminicidi. È uno dei dati più significativi che emerge dal report elaborato dal Servizio analisi criminale della Direzione della Polizia criminale, diffuso dal ministero dell’Interno italiano.

Il documento analizza l’andamento dei reati riconducibili alla violenza di genere nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020, confrontato con l’analogo periodo dell’anno precedente.

Gli omicidi volontari sono in calo del 19% rispetto all’anno scorso (da 161 a 131). Aumentano però le vittime di sesso femminile (da 56 a 59): se nel gennaio-giugno 2019 costituivano il 35% degli omicidi, nel 2020 l’incidenza si attesta al 45%.

Stesso trend per quanto riguarda gli omicidi in ambito familiare/affettivo, che seppur in diminuzione rispetto all’anno scorso (da 73 a 69) presentano un aumento dell’incidenza sul totale (da 45% a 53%).

Anche in quest’ambito le vittime di sesso femminile sono in incremento (da 45 a 53), facendo aumentare l’incidenza sul totale (dal 62% al 77%). Crescono, infine, gli omicidi commessi da partner o ex partner (da 32 a 36).



Crescono i casi di revenge porn

Sono 718 le denunce per la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, cosiddetto revenge porn. L’81% hanno riguardato vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane), episodi distribuiti nell’anno con un andamento altalenante e un picco nel mese di maggio con 86 fattispecie.

La regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania.

Dei 4 delitti introdotti il 9 agosto 2019 dal cosiddetto “Codice Rossò”, quello che ha fatto registrare più trasgressioni (1.741 dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020) è:

la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa o la misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare.

Il Piano Antiviolenza che non arriva

Siamo alla vigilia dell’elaborazione del nuovo Piano Nazionale, ma l’analisi della attuazione del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne – adottato nel 2017 e reso operativo con un piano approvato due anni dopo – rivela la sua incompletezza e il mancato rispetto della promessa trasparenza dei processi e delle decisioni.

Le risorse effettivamente impegnate sono insufficienti per coprire le azioni programmate e risulta impossibile verificare se realmente spese.

La prevenzione è assente

Se le attività previste nell’ambito dell’asse prevenzione dei piani antiviolenza fossero state pienamente attuate nel corso degli anni, durante l’emergenza non sarebbe stato necessario l’invio di una circolare ad hoc alle forze di polizia per sensibilizzarle sulla violenza domestica e favorire così l’emersione delle richieste di aiuto da parte delle donne.

Oppure, se il 1.522 fosse regolarmente e capillarmente pubblicizzato come previsto, le donne sarebbero informate sui servizi a cui chiedere aiuto.

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