Economia, Politica

Aumento dei contagi e Smart Working: le misure intraprese nella Pa

“L’acuirsi dei contagi manifestatosi a ridosso del periodo delle festività e ancora in fase ascendente ha riproposto la necessità di utilizzare ogni strumento utile a diminuire le possibilità del diffondersi del virus, ivi incluso il ricorso al lavoro agile”. Ciò è quanto si legge dalla circolare sullo Smart Working firmata dai ministri Brunetta e Orlando. Un necessario dietrofront, soprattutto del ministro Brunetta, proprio nel momento in cui la curva dei contagi ha iniziato ad incutere nuovamente spavento. Le misure intraprese non riescono a tutelare le differenti posizioni dei lavoratori della pubblica amministrazione ed è per questo che il Segretario della Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche, prof. Marco Carlomagno, ha inviato una lettera a Draghi ed ai suoi ministri.


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Ritorna lo Smart Working dopo il repentino aumento dei contagi

Un ritorno sui propri passi era nell’aria per il ministro delle Pubbliche Amministrazioni Renato Brunetta. Necessario redimere i contagi proprio sui luoghi di lavoro. Ecco perché la circolare sul lavoro agile risulta estremamente importante, dopo aver contrariamente disposto negli ultimi mesi. Già l’8 ottobre, infatti, il ministro della Pa aveva disposto il rientro in presenza del personale delle pubbliche amministrazioni, a partire già dal 15 ottobre, accantonando altresì gli ottimi risultati raggiunti durante l’emergenza pandemica.

La neonata disciplina vigente per il lavoro agile, però, non soddisfa completamente le aspettative di tutti i dipendenti pubblici. La decantata ‘flessibilità’ richiesta nella Pa, quale pilastro di ciascuna amministrazione in merito alla libertà di organizzare ciascuna differente attività, cercando di mantenere inalterati i servizi per l’utenza, si è rivelata ben presto insoddisfacente.

Da un lato, la possibilità di programmare ed organizzare il lavoro agile attraverso una rotazione del personale (settimanale, mensile e plurimensile), in nome dell’estrema flessibilità, non ha reso i frutti sperati, in considerazione del repentino aumento dei contagi. Dall’altro, la possibilità di equilibrare una nuova modalità di lavoro è stata ben presto dimenticata. Così, dopo meno di tre mesi dal ritorno in presenza per i dipendenti pubblici, molti uffici sono stati costretti a chiudere i battenti.

Smart Working ed obbligo vaccinale per gli over 50

Il Segretario Generale della Flp Marco Carlomagno, che proprio negli ultimi mesi si era battuto per conservare i benefici dello smart working all’interno della Pa, è ritornato sul punto rilevando le problematiche anche in questa occasione. Tra le misure drastiche, è necessario citare l’obbligo di vaccino per gli over 50, impossibilitati anche ad accedere ai luoghi di lavoro. Ma, per evitare l’impennata dei contagi, come auspicava lo stesso prof. Carlomagno, sarebbe stato necessario un approccio maggiormente incisivo dello Smart working, richiesto insistentemente soprattutto negli scorsi mesi. Precisamente, il Segretario si era fermamente battuto contro un veloce ritorno in presenza negli uffici pubblici, come se l’emergenza pandemica fosse definitivamente svanita.

Permessi personali o ferie per inocularsi il vaccino

Un altro vulnus rilevato dal Segretario Carlomagno atterrebbe l’esclusione di qualunque copertura per il personale che in orario di lavoro si sottopone al vaccino. Finora, infatti, i lavoratori hanno dovuto colmare tale incertezza sacrificando permessi personali e ferie, in caso di effetti collaterali dovuti specificamente all’inoculazione del vaccino.

E cosa dire invece dei tipici effetti postumi da vaccino, capaci di sfociare in obbligate assenze nei giorni successivi all’iniezione? Come si apprende da una nota della Funzione Pubblica dello scorso 8 giugno, dette assenze devono essere assoggettate alla medesima disciplina prevista per tutte le altre, essendo addirittura equiparate a quelle del Dl 112/2008, in materia di ‘norme anti-assenteismo’.

Questo vale, in egual misura, per chi si sottopone per la prima volta e per tutti i dipendenti in procinto di completare il ciclo, ovvero la cosiddetta dose booster, indotti ad affrettarsi a causa della riduzione della validità del green pass da nove a sei mesi.


Prof Marco Carlomagno

“Non è accettabile che quello che ora surrettiziamente diventa un vero e proprio obbligo vaccinale per lavorare non venga poi tutelato in tutte le sue fasi”, tuona il Segretario della Flp Carlomagno.  Ciò ha spinto il Segretario in rappresentanza di tutti i lavoratori pubblici, a richiedere delle spiegazioni al Presidente del Consiglio dei Ministri e a tutti i ministri “affinché il prossimo Consiglio dei Ministri, nell’ambito delle azioni che intende adottare, si muova nella direzione auspicata in merito sia alla necessaria implementazione del lavoro agile nella Pa, che non può essere derubricata o lasciata a dichiarazioni stampa di un singolo ministro, che alla risoluzione delle inaccettabili penalizzazioni per il personale delle pubbliche amministrazioni”.

La dura posizione della Flp: ‘il governo decide di non decidere’

“Abbiamo ormai superato i 200.000 contagi giornalieri e purtroppo le stime prevedono che tale crescita sarà ancora esponenziale nei prossimi giorni. Nonostante questo il Governo fa finta di niente e si limita a prendere atto di una circolare a firma dei ministri Brunetta e Orlando nella quale si limita a suggerire ai datori di lavoro di prevedere una maggiore flessibilità nell’utilizzo del lavoro agile.

Per il lavoro pubblico viene confermato l’impianto assunto dal Governo a inizio ottobre 2021 con il quale veniva deciso un rientro massivo in presenza, con una serie di lacci e lacciuoli tesi chiaramente a scoraggiare l’utilizzo del lavoro agile.

Se tale decisione aveva un senso in una fase in cui erroneamente pensavano che il peggio fosse passato (e non l’aveva perché viziata da pregiudizi e mirava unicamente a far circolare più persone per far aumentare i  consumi, nella convinzione che questo avrebbe prodotto maggior reddito …sic), confermarla in questo momento è un segnale di totale irresponsabilità.

In buona sostanza l’ineffabile Brunetta cosa dice con la sua circolare? Fermo restando il principio della prevalenza del lavoro in presenza rispetto ad attività che possono essere svolte da remoto (e quindi non tutte, e che limitano alla partenza la platea dei possibili fruitori), la non prevalenza della prestazione in presenza può arrivare sino al 49% della prestazione lavorativa di coloro che hanno avuto accesso al lavoro agile dopo il 15 ottobre 2021. Se la situazione sanitaria lo necessita, le Amministrazioni potranno spalmare questa percentuale su più mesi, autorizzando più giornate in un mese, ma avendo l’accortezza di recuperarle poi nei mesi tranquilli”, ciò è quanto afferma il comunicato stampa della Flp.

Flp: “Insomma un lavoro agile a recupero”

“Ammesso e non concesso che la maggiore flessibilità sia la strada per fronteggiare questa nuova ondata della pandemia, un ulteriore ostacolo si frappone all’adozione di misure veloci da parte delle Amministrazioni”, prosegue la nota dello stesso sindacato.

“Il voler insistere sulla necessità dell’accordo individuale, rigidamente regolamentato e oggi centellinato, porterà alla necessità di adeguare, volta per volta al variare dei giorni autorizzati di lavoro agile, tutti gli accordi ad oggi in essere, nonchè alla stipula di nuovi per tutti quei soggetti che sono stati oggi esclusi dal lavoro agile dalle Amministrazioni in ossequio al totem brunettiano della prevalenza in presenza e dalla necessità che le attività da svolgere fossero tutte ‘smartabili’.

Insomma, tutto il contrario di quella che dovrebbe essere una misura immediata, da adottare con urgenza e speditezza. Un ulteriore aggravio di quel groviglio di burocrazia, di adempimenti, di controlli formali che nulla hanno a che vedere con la tutela dei lavoratori, ma che rispondono alla logica del pregiudizio di chi pensa solo ossessivamente a controllare i ‘nullafacenti’.

L’ennesima offesa nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego che invece in questi due anni hanno dimostrato ancora una volta tutto il loro senso del dovere e la loro professionalità, permettendo al Paese di garantire tutti i servizi, gestendone di nuovi e aggiuntivi, con grande efficacia.

Non è vero che nel periodo emergenziale il lavoro agile non abbia avuto regole, perché in tutte le Amministrazioni sono stati sottoscritti protocolli d’intesa che, sulla base delle norme vigenti e degli accordi pattizi, hanno permesso lo svolgimento delle prestazioni lavorative, garantendo diritti e doveri.

È indubbio che tale istituto andasse regolamentato comunque in modo più preciso e che i Contratti nazionali di lavoro debbano definire una cornice condivisa che possa definire ancora meglio tutte le articolazioni del lavoro agile e del lavoro da remoto. E su questo, negli ultimi mesi ci siamo battuti come FLP in tutte le sedi, riuscendo anche a definire nell’ipotesi di CCNL delle Funzioni Centrali sottoscritto nei giorni scorsi un quadro di riferimento certamente migliore da quello ipotizzato da Brunetta nelle sue linee guida”.

La risposta dei lavoratori pubblici al ministro Brunetta

“Per essere più espliciti, e per rispondere alle affermazioni di Brunetta di questi giorni, riteniamo che in una fase che continua ad essere fortemente emergenziale, vadano mantenute tutte le previsioni che garantiscono la gestione condivisa del rapporto di lavoro come determinatesi per effetto degli accordi e dell’Ipotesi di  CCNL, ma che vengano superate quelle che, invece che non discendono nè dalla legge, nè tantomeno dai contratti, come quella della prevalenza del lavoro in presenza, frutto di un DM, quello dell’8 ottobre 2021, che non poteva derogare dall’impianto normativo vigente che nulla prevede – giustamente – a tal riguardo”, prosegue la Flp.

“Così come chiediamo che, come avvenuto per il settore privato, in tutta la fase emergenziale si possa derogare, ove necessario, all’obbligo dell’accordo individuale, il che non significa assolutamente che non restino i piedi e siano attuabili tutte le norme legislative e pattizie che regolano l’istituto a monte, e che sono perfettamente applicabili ai singoli rapporti di lavoro.

Nei prossimi giorni è presumibile che si vada verso un aumento generalizzato delle didattiche a distanza DAD) e appare ancora più necessario attuare misure che, unitamente alla limitazione del rischio derivante dall’affollamento degli Uffici e dall’utilizzo massivo dei mezzi pubblici, siano garantite forme di lavoro agile diffuse che possano permettere la gestione, anche familiare, di situazioni legate all’accudimento dei figli minori”.

Carlomagno, Flp: “Inadeguatezza delle decisioni del governo”

Nella nota della Flp viene sviscerata, poi, “l’assoluta inadeguatezza delle decisioni assunte dal Governo in materia di lavoro agile emergenziale, e nel confermare tutte le iniziative che continueremo a porre in essere per rimuovere gli ostacoli ancora oggi frapposti”.

Pertanto, come conferma il Segretario Carlomagno, il sindacato si batterà “per chiedere da subito a tutte le Amministrazioni centrali e periferiche l’immediata implementazione delle forme di lavoro agile in essere, sia con riferimento alla platea delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, che delle giornate concesse.

“Non possiamo certamente assistere inerti- prosegue il Segretario- a un aggravamento della situazione sanitaria le cui responsabilità ricadono tutte su un Governo, ostaggio di scelte oltranziste, dettate da presunte valutazioni macroeconomiche e da inaccettabili pregiudizi di un Ministro che si dimostra ancora una volta contro le lavoratrici ed i lavoratori che dovrebbe rappresentare. E che avalla, per incompetenza, superficialità o ignavia, decisioni che mettono a rischio la salute e la sicurezza di tutti”.

 

 

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