Aurora Rosati, giovane mamma di Ceccano, è stata operata con successo all’ospedale “San Filippo Neri” di Roma, dove ha finalmente messo fine a una condizione che per anni ha minacciato la sua vita. La diagnosi di Tachicardia Parossistica Sopra Ventricolare (TPSV), arrivata dopo quindici anni di sintomi scambiati per ansia, ha portato a un intervento risolutivo.
Roma, giovane mamma operata per un “tuffo al cuore”
Questa patologia, spesso sottovalutata, provoca episodi di battiti cardiaci accelerati, fino a 280 al minuto, il triplo rispetto alla frequenza normale. È come un “cortocircuito” del sistema elettrico del cuore, che si manifesta in modo improvviso e può essere diagnosticato solo durante una crisi tramite elettrocardiogramma. Aurora, pur avendo un cuore anatomicamente sano, ha vissuto anni di angoscia, temendo che quei battiti accelerati potessero ucciderla in qualsiasi momento.
Il lungo calvario
Aurora racconta di aver iniziato a soffrire di questi episodi all’età di sei anni. “I medici dicevano che pensavo troppo per la mia età”, spiega al Messaggero. Gli episodi di tachicardia, che duravano pochi minuti, si verificavano a distanza di mesi o anni, indipendentemente dal luogo o dall’attività svolta. Per lungo tempo, i sintomi sono stati attribuiti a disturbi di ansia e attacchi di panico. “Mi dicevano che ero ipocondriaca, che avevo bisogno di uno psicologo. Ma io sentivo che c’era qualcosa che non andava davvero”, aggiunge la giovane mamma.
La situazione si è aggravata durante la gravidanza di Nicolò, il suo primogenito. Aurora ha portato avanti la gestazione senza essere consapevole del rischio che correva lei e il bambino. “Un giorno, all’improvviso, il mio cuore è arrivato a 280 battiti al minuto. Era come se stesse per scoppiare”, ricorda. In pronto soccorso, le è stata finalmente diagnosticata la TPSV, mettendo fine a quindici anni di incertezze e paure.
La svolta: l’intervento al cuore
Aurora è stata operata nel reparto di Cardiologia Intensiva e Interventistica del “San Filippo Neri”. L’intervento, eseguito in parte da sveglia, ha utilizzato l’azoto liquido per “saldare” i filamenti elettrici responsabili del malfunzionamento. Nonostante la paura e il dolore vissuti durante la procedura, Aurora si sente fortunata e vuole condividere la sua storia affinché altri possano riconoscersi nei suoi sintomi e ricevere aiuto in tempo.
“Ora so cosa curare. Spero che la mia esperienza possa essere d’aiuto a chi, come me, viene etichettato come ansioso o ipocondriaco”, conclude. La giovane mamma, oggi, guarda al futuro con speranza, pronta a crescere il piccolo Nicolò, ormai battezzato nel santuario di Maria a Fiume, senza più la paura di quel “tuffo al cuore” che per anni ha condizionato la sua vita.