Site icon Occhio Notizie

Morti nell’auto ibrida, in 6 vanno a processo: tra gli imputati due docenti Unisa

Morti nell'auto ibrida in sei vanno a processo: tra gli imputati due docenti Unisa

L'auto esplosa

Un progetto incompleto, privo di test adeguati e segnato da gravi omissioni, con verifiche mancanti su criticità note ed evidenti. È questo il quadro delineato dalla Procura di Napoli nell’ambito delle indagini che hanno portato al rinvio a giudizio di sei imputati, ritenuti responsabili dell’esplosione di un’auto a energia ibrida lungo la tangenziale di Napoli, avvenuta nella primavera di due anni fa.

Auto ibrida esplosa a Napoli: tra gli imputati due docenti Unisa

Un evento drammatico che ha causato la morte della ricercatrice del Cnr Maria Vittoria Prati e dello stagista Fulvio Filace, entrambi travolti dallo scoppio di una batteria al litio installata sulla vettura sperimentale, una Volkswagen Polo ibrida come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Le famiglie delle vittime, rappresentate rispettivamente dagli avvocati Fabio Russo e Ivan Filippelli, hanno già manifestato l’intenzione di costituirsi parte civile in un eventuale processo. L’auto oggetto della sperimentazione faceva parte di un progetto innovativo, nato con l’obiettivo di rivoluzionare il trasporto sostenibile, contribuendo alla riduzione delle emissioni inquinanti. Tuttavia, il sogno di un progresso tecnologico si è infranto tragicamente.

L’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Manuela Persico sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte, ha portato a una svolta significativa nelle ultime ore. L’accusa formulata dalla Procura è di omicidio colposo. Il procedimento giudiziario, che avrà la sua prima udienza il prossimo 28 maggio, sarà presieduto dal gup Ambra Cerabona.

Le indagini, svolte dai carabinieri del reparto operativo di Napoli, hanno portato all’individuazione di sei imputati. Tra questi spiccano i nomi di due docenti dell’Università di Salerno, ateneo indicato tra le parti offese che potranno costituirsi a giudizio. In particolare, sotto accusa sono finiti l’ex professore Gianfranco Rizzo, già ordinario di Macchine e sistemi energetici presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’ateneo salernitano e amministratore della E-Proinn srl, azienda coinvolta nella realizzazione del progetto, e il docente Francesco Antonio Tiano, ricercatore dello stesso dipartimento, considerato collaboratore diretto di Rizzo nell’ambito dell’iniziativa europea.

Accanto a loro figurano altri quattro imputati: Matteo Marino, amministratore della E-Proinn srl, indicato come interlocutore principale per l’avanzamento del progetto, ed Enrico Bianconi, Claudia Bonaccorso e Gregorio Iuzzolino, dipendenti della Megapron Technologies Corporation Italia srl, società capofila del progetto Life Save e proprietaria della vettura coinvolta.

La difesa

Gli imputati, assistiti rispettivamente dagli avvocati Mario Papa e Ilca Meloro, hanno offerto piena collaborazione durante le indagini, dichiarandosi fiduciosi di poter dimostrare la correttezza del proprio operato. Tuttavia, la Procura ha ritenuto sufficienti gli elementi raccolti per chiedere il processo, pur ricordando che il rinvio a giudizio rappresenta soltanto un passaggio preliminare e che, fino a sentenza definitiva, gli imputati devono essere considerati innocenti.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’auto sperimentale era stata modificata installando una batteria al litio Tb-803, nonostante fosse nota la presenza di criticità strutturali. La vettura era priva di test specifici ed equipaggiata con un solo sistema di gestione della batteria (BMS), peraltro non funzionante. In sostanza, i ricercatori e gli utilizzatori del veicolo non erano consapevoli di trovarsi a bordo di un mezzo potenzialmente pericoloso, una sorta di “bomba a orologeria”.

Le accuse mosse nei confronti degli imputati si concentrano soprattutto sulla presunta imprudenza nella consegna dell’auto al Cnr di Napoli. Secondo la Procura, la batteria era stata installata a stretto contatto con le strumentazioni interne del veicolo, senza predisporre adeguati sistemi di sicurezza per la tutela degli occupanti. La mancanza di protezioni idonee, unita alla consapevolezza dei possibili malfunzionamenti del dispositivo, rappresenta uno degli elementi chiave alla base delle contestazioni formulate.

Exit mobile version