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Altavilla Irpina, stalking e diffamazione ai danni di una transgender: ha disturbi della personalità

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Ad Altavilla Irpina offese una donna, accusata di stalking e diffamazione ai danni di una transgender. La donna ha disturbi della personalità. “È arrivato il f di Altavilla, Alessia la bionda”. Queste alcune delle offese che Margherita Marino, pronunciava nei confronti di una 17enne transgender locale.

Altavilla Irpina, stalking e diffamazione ai danni di una transgender

La donna, sottoposta ora al rito abbreviato condizionato per stalking e diffamazione, dopo la denuncia della giovane fu sottoposta alla misura cautelare di custodia in un luogo di cura. Inoltre dopo una prima perizia psichiatrica per accertarne la capacità di intendere e volere, è stata sottoposta ad un altro accertamento peritale effettuato dal dottor Giuseppe Sciaudone. Dalla seconda perizia è emerso che l’imputata è affetta da disturbo della personalità e presenta un’infermità parziale di mente.

I disturbi della personalità dell’indagata

“L’omofobia non è il motivo scatenante del comportamento posto in essere dall’imputata, in quanto persone affette da disturbo paranoide della personalità, possono facilmente sviluppare comportamenti simili, soprattutto se sollecitate”. La sentenza a carico dell’imputata, accusata di stalking, diffamazione, aggravate dall’utilizzo di strumenti telematici in danno di un minore oltre che aggravati da finalità discriminatorie, sarà emessa il prossimo 12 novembre. Una vicenda speciosa, quella che ha visto come protagonista la 17enne , iniziata nel 2019 e che si è protratta sino al settembre del 2020, quando ormai stanca ha deciso di sporgere denuncia.

Le condotte moleste

Le condotte moleste e persecutorie non si sarebbero ridotte solo a frasi ingiuriose, ma la 53enne, in più occasioni l’avrebbe minacciato di morte: “Chiuditi in casa. Ti devi suicidare, ti devo scamazzare con i miei piedi, ti devo portare avanti con la macchina, devi morire”. Inoltre, la donna, come accertato dagli inquirenti, ha utilizzato anche i social network per portare a compimento la sua condotta delittuosa. Tanto che la ragazza evitava anche di percorrere la strada in prossimità dell’abitazione dell’indagata per il terrore di essere apostrofata con espressioni chiaramente dispregiative del suo orientamento sessuale.

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