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Avellino, operazione “Partenio 2.0”: ecco come agivano gli affiliati del clan

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Avellino, operazione “Partenio 2.0“: 23 arresti tra i comuni di Avellino, Bagnoli Irpino, Montella e Monteforte Irpino.

Avellino, operazione “Partenio 2.0”: i dettagli dell’operazione

Dei 23 arrestati nell’operazione, 18 sono finiti in carcere, mentre 5 sono agli arresti domiciliati. Gli indagati sono tutti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, usura, estorsioni, detenzione di armi ed altro, nei. La misura cautelare è stata emessa dal GIP di Napoli, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di quel capoluogo.

Le indagini sono iniziate nell’estate 2017, per riscontrare le dichiarazioni rese durante un interrogatorio di garanzia al Nucleo Investigativo CC di Avellino da Francesco Vietri (condannato il 24 settembre alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di Michele Tornatore).

Le intimidazioni

Nel contempo sono state effettuate circa 20 perquisizioni domiciliari unitamente al Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Napoli anche nei confronti del “gruppo Forte”, accusati diturbativa d’asta immobiliare, fiancheggiamento e scambio politico – mafioso con alcuni esponenti delle istituzioni locali.

I sequestri

Si è dato altresì esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza di due autorimesse adibite a parcheggio autovetture, un lavaggio, due società di costruzioni e diversi conti correnti bancari.

Damiano Genovese

Coinvolto nell’operazione anche il figlio del boss Amedeo Genovese, Damiano, raggiunto da un avviso di garanzia per il reato 416 ter (scambio elettorale politico-mafioso).

 

I nomi degli arrestati

Il reati contestati sono associazione a delinquere di tipo mafioso, usura, estorsione, detenzione di armi e altri reati inerenti.

 

 

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