L’Irpinia piegata dall’emergenza coronavirus: oltre 20 aziende in crisi, colpite principalmente quelle del comparto metalmeccanico. Si moltiplicano le richieste degli ammortizzatori sociali messi in campo dal Governo, ma più di 5mila lavoratori resteranno a casa.
Coronavirus in Irpinia: ferme più di 20 aziende
La richiesta degli ammortizzatori sociali è arrivata persino dalla Fiat Chrysler Automobiles di Pratola Serra, che ha inoltrato la domanda per un contributo per il periodo che va dal 16 marzo ed il 15 maggio, ma comunque le attività riprenderanno già la prossima settimana.
La ripresa
L’attività riprenderà da martedì 24 marzo a giovedì 26 marzo, mentere lunedì 23 marzo, saranno in fabbrica i lavoratori del reparto basamento ghisa, il giorno successivo rientreranno tutti gli altri reparti. Ma i sindacati non sono d’accordo, perchè nelle fabbriche non è possibile rispettare le norme di sicurezza in alcun modo, e i lavoratori vengono esposti al pericolo ogni giorno.
Le aziende ancora in attività
Nonostante l’emergenza, molte aziende del comparto metalmeccanico continuano ancora a lavorare. È il caso della Omi di Lacedonia, la Sirpress di Nusco, la Cofren e l’Aurubis di Pianodardine.
Le aziende che chiedono iuto
Le richieste di ammortizzatori sociali sono arrivate, invece, da Industria Italiana Autobus di valle Ufita, la Ema e le industrie della rete di imprese Poema di Morra de Sanctis, la Cms di Morra de Sanctis e Nusco, la Arcelor di Luogosano, la Cim e la Mecnosud di Flumeri, la Sam di Venticano e Montefredane, la Bontempi di Calabritto, la Lima Sud, la Salvagnini, la Denso e la Ivpc di Pianodardine, la Lames e la Tafisud di Vallata, a Mecnosud di Flumeri e la Arcelor di Luogosano.
Nuove chiusure
All’indomani del decreto che dispone la chiusura delle attività non strettamente necessarie, a queste si sono aggiunte: Irpinia Zinco del Calaggio di Lacedonia, la Tresol e la Aurubis di Pianodardine, la Sirpress, la Metaltec e la Targetti di Nusco, la Monsud di Avellino, Montemiletto e Tufo. Per più di cinquecento lavoratori scatta, dunque, la cassa integrazione, che proseguirà almeno fino al 3 aprile.
La salute prima di tutto
La maggio parte di queste aziende hanno chiesto aiuti per un massimo di 9 settimane, anche per poter sanificare tutti gli stabilimenti: la salute dei lavoratori viene prima di tutto.