CHIANCHE. «Ho trasmesso al presidente della giunta regionale, Vincenzo De Luca, al vicepresidente Fulvio Bonavitacola e al direttore generale della Direzione Generale per la difesa de suolo e l’ecosistema della Regione Campania la relazione relativa all’impraticabilità della realizzazione di un biodigestore in territorio di Chianche, e cioè in pieno areale del Greco di Tufo Docg. Ho redatto il documento grazie ai contributi che mi sono arrivati dai Comuni ricadenti nell’areale, confinanti con Chianche e che ormai da mesi si battono contro questa ipotesi, e alle argomentazioni che mi ha fatto pervenire il Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia». Lo dichiara il consigliere regionale Maurizio Petracca, presidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania.
La relazione
«Ho proceduto – spiega Petracca – secondo alcune indicazioni precise. Da un lato l’evidente profilo di incoerenza che emerge tra la previsione contenuta nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale per questo sistema territoriale, quello che riunisce i Comuni del Greco, e questa ipotesi scellerata. Il Ptcp, infatti, esprime tutt’altra indicazione di sviluppo, molto lontana dalle attività industriali, ancor meno se queste attività hanno a che fare con il trattamento dei rifiuti. La localizzazione, poi, presenta più di un punto di criticità soprattutto in termini di dotazione infrastrutturale del Pip di Chianche dove il sindaco ha immaginato di posizionarlo, senza contare il rischio idrogeologico che è presente per un’area che è soggetta a possibili fenomeni franosi. Inoltre non vengono rispettate le distanze minime dalla presenza di fiumi e corsi d’acqua».
«Di seguito, ma tutt’altro che secondaria – continua il presidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania – la questione della tutela della vitivinicoltura di pregio che vede in quella zona un’espressione rinomatissima ed apprezzata in tutto il mondo. In quell’area, infatti, si estendono i vigneti del Greco. E’ un’area dalla vocazione agricola spiccatissima e sulla quale si sta immaginando un processo di sviluppo legato all’agroalimentare di qualità, al turismo enogastronomico, alla valorizzazione del paesaggio. In sostanza, tutto quanto di più antitetico ci possa essere con il trattamento dei rifiuti. Se i casi del Piemonte e della Toscana, zone a fortissima presenza enologica, dicono come le soluzioni alternative esistono, tanto che in queste due Regioni nessun impianto è allocato in areali Docg, l’ipotesi di Chianche contrasta fortemente con il Testo Unico del Vino, la legge 238 del 2016, che all’articolo 1 dice chiaramente come “il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale.” E’ evidente che l’ipotesi dei biodigestore contravvenga ad una legge dello Stato».
Biodigestore, ipotesi impraticabile
«L’ipotesi di Chianche – conclude Maurizio Petracca – non è praticabile per le ragioni esposte. Ovviamente, non si può non dare seguito alle previsioni normative contenute nella legge 14/2016 che pone la realizzazione di un’impiantistica come presupposto dell’autosufficienza in materia di trattamento e smaltimento dei rifiuti su base provinciale. Esistono, però, aree di proprietà Asi, a ridosso del tronco autostradale A16, con piattaforme già urbanizzate e di sicuro più adeguate a tale funzione anche perché logisticamente, proprio per la loro vicinanza all’autostrada, non interferiscono e non hanno diretta incidenza con i territori. Sarebbe, altresì, opportuno, prima di procedere a qualsiasi altra scelta, valutare la possibilità di ampliare ulteriormente l’impianto di Teora fino a soddisfare integralmente le esigenze del bacino provinciale di riferimento».
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