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Dal bonus al rimborso diretto: prende piede il cashback

Foto di Nataliya Vaitkevich da Pexels

Foto di Nataliya Vaitkevich da Pexels

In questi giorni tanto si parla di bonus e incentivi, con particolare riferimento a quelli statali erogati nell’ambito dell’energia e dei servizi essenziali.
Le ultimissime novità giungono dal decreto salva-prezzi, che, per tamponare gli effetti del conflitto globale sulle tasche degli italiani, ha esteso a un milione di famiglie in più (ora 5,2 milioni) gli sconti su luce e gas, con l’introduzione di buoni benzina per i lavoratori dipendenti. Intanto, tra le altre misure, la Legge di Bilancio 2022 ha prorogato alcuni bonus (come il Bonus casa under 36) ha rifinanziato il Bonus TV e Decoder, ha potenziato il Bonus Affitti e ha rimodulato i termini relativi ai lavori del Superbonus.

L’ipotesi del cashback fiscale

 

Nel frattempo sulla scena politica comincia ad affacciarsi l’idea di riprendere in mano l’opzione del cashback, che per la prima volta era stata introdotta a fine 2020 con l’obiettivo di favorire le transazioni elettroniche tramite un rimborso del 10 per cento sulle spese effettuate con la modalità cashless. L’iniziativa, che aveva ottenuto una buona adesione anche grazie alla diffusione dell’app IO, è stata poi cancellata in via definitiva nel giugno scorso e in parte rimpiazzata dal Bonus Bancomat, attivo fino a giugno 2022.

La nuova proposta del ritorno del cashback, presentata in Commissione parlamentare di vigilanza e caldeggiata da alcuni partiti politici, sostiene ora  la reintroduzione del rimborso applicato alle detrazioni fiscali, e dunque non agli acquisti, favorendo l’equità e la trasparenza delle dichiarazioni dei redditi, e consentendo, sempre attraverso l’app IO, un accredito sul conto corrente delle stesse detrazioni, con un’evidente snellimento delle pratiche amministrative.

Il cashback come rimborso diretto: le esperienze già attive nelle varie aziende

Fin qui si è parlato della reimmissione del cashback come rimborso ottenibile dai cittadini, equivalente a quello erogato in sede di dichiarazione dei redditi.

L’esplosione dell’e-commerce e dei servizi digitali, da quelli di utilità più pratica a quelli di svago, ha fatto sì che, nelle formulazioni promozionali e di marketing, anche varie aziende abbiano iniziato a proporre questo tipo di agevolazione, chiaramente con una finalità di stampo commerciale: in una parola, la fidelizzazione del cliente.

Un primo esempio è quello delle carte di credito “cashback”, che permettono ai possessori di guadagnare denaro in percentuale – a seconda delle condizioni – sugli acquisti effettuati presso i negozi delle aziende partner: dalla carta N26 Metal del circuito Mastercard, alla Hype del Gruppo Banca Sella, fino alla carta Blu di AMEX e alla promo Postepay Cashback, sono molti gli operatori e gli istituti di credito che hanno puntato sulla modalità del rimborso.

Alcune di queste carte vedono tra i partner ufficiali, oltre a supermercati e marchi d’abbigliamento, anche piattaforme di servizio multicategoria, come Amazon e Groupon. Per questo, oltre che sui prodotti, il cashback si può praticare anche nel campo dei servizi di intrattenimento e svago, dai viaggi al cinema.

Alcuni operatori del settore poi, si sono organizzati in forma autonoma: ne sono un esempio i bookmakers legali online che, per potenziare il marketing nel periodo più fertile per le puntate in rete – quello del lockdown e della chiusura delle sale fisiche – hanno inserito tra i bonus scommesse anche una tipologia denominata “bonus cashback”, che in pratica consiste in un rimborso diretto sulle perdite, con una percentuale che varia da concessionario a concessionario e che può cambiare in determinati periodi promozionali.

Anche l’ambito videoludico, restando in tema intrattenimento, si è aperto all’opportunità del rimborso diretto: alcuni portali specializzati, come ad esempio GameStop, prevedono l’attuazione del cashback attraverso l’iscrizione a servizi   dedicati di shopping online, in questo caso Libero Cashback: così, sia gli utenti base che quelli “VIP” possono ottenere la restituzione in percentuale dell’importo speso sullo store ufficiale, che include in catalogo videogiochi digitali e portafogli elettronici per i gamers.

Il cashback è dunque un tipo di vantaggio pensato – anche, ma non soltanto – per un’utenza che ha una certa confidenza con la tecnologia e con gli acquisti in Rete.

Oltre alle singole iniziative d’impresa e ai portali che aggregano l’offerta delle varie aziende partner, oggi sono disponibili anche delle vere e proprie app per gestire il rimborso.

Di recente introduzione, sempre nel mondo dei servizi verso imprese e privati, è, ad esempio, “Free To X”, un’applicazione che rimborsa i viaggi in autostrada fino al 100 per cento quando si verificano dei ritardi di almeno 15 minuti causati da cantieri operativi nella rete autostradale, sia se la spesa è stata effettuata tramite dispositivi di telepedaggio, sia se il pagamento è avvenuto in contanti o con carta.

Il meccanismo di rimborso è basato, in questo caso, sulla durata del viaggio, ed è dunque proporzionale alla spesa.

Il suo funzionamento è dunque molto simile a quello di altre app di cashback, come l’apripista del settore, “Satispay”, nata nel 2013 e oggi giunta a oltre due milioni di utenti: registrandosi all’app e attivando l’opzione si può ottenere un rimborso immediato sulle spese effettuate nei negozi convenzionati, con una percentuale che può essere applicata sul primo acquisto, su ogni pagamento, oppure in modo incrementale, ovvero a seconda dell’importo. Satispay non chiede l’inserimento del numero della carta, ma soltanto l’IBAN e l’impostazione di una somma prepagata a disposizione dell’utente.

In fatto di app, però, gli acquirenti più digitalizzati hanno a disposizione un buon ventaglio di possibilità di scelta, da “Bestshopping Cashback app”, abbinata all’omonima piattaforma, fino a Yap, associata al circuito Mastercard e funzionante anche in modalità contactless.

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