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Centro Sprar ad Atripalda, il progetto per 35 rifugiati

“Pending” Asl Avellino

ATRIPALDA. L’Amministrazione comunale del Sabato avvia l’iter per l’istituzione in città di un centro Sprar, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. Un progetto di accoglienza degli immigrati per 35 rifugiati.

«Abbiamo chiesto nell’ultimo consiglio comunale di dare mandato al sindaco e alla giunta per cominciare tutte le pratiche necessarie alla manifestazione d’interesse finalizzata all’istituzione in questo comune dello Sprar – spiega l’assessore ai Servizi Sociali Nancy Palladino -. Questo nasce dall’adesione del comune di Atripalda al protocollo d’intesa firmato nello scorso dicembre a Napoli alla presenza del ministro Minniti».

Centro Sprar ad Atripalda, il progetto di accoglienza per 35 rifugiati

«In sostanza – spiega Palladino – è un progetto che, con l’ausilio del cosiddetto terzo settore, garantisce migliori condizioni di vita ai richiedenti asilo ed ai rifugiati. Il decreto Minniti introduce quella che viene chiamata clausola di salvaguardia: cioè a seconda della popolazione esistente su un territorio non si possono ospitare più di un numero di migranti, scongiurando così l’arrivo indiscriminato come si è avuto in alcuni comuni dell’Irpinia. A questo protocollo abbiamo aderito con entusiasmo, visto che l’Amministrazione Spagnuolo ha dato vita anche all’assessorato all’Integrazione».

Con l’avvio dello Sprar ci sarà la dismissione dei due Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) presenti in città, uno in via Orto dei Preti e l’altro in via Mastroberardino.

«Oggi in città ci sono 47 immigrati, con la realizzazione degli Sprar ne potremmo ospitare un massimo di 35 – prosegue l’assessore Palladino -.Non è escluso che le strutture che attualmente ospitano i rifugiati non possano diventare sedi di Sprar. La differenza sta nella gestione. Con lo Sprar il Comune gestirebbe direttamente il centro, e i migranti sarebbero inseriti in un programma di protezione e in un progetto di formazione all’insegnamento di un mestiere. Così si eviterebbe l’arrivo indiscriminato, garantendo un massimo di 35 immigrati. Il Comune garantirebbe vitto e alloggio e tutto ciò di cui hanno bisogno per integrarsi completamente anche dal punto di vista lavorativo oltreché sociale».

FONTE il Mattino

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