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Chiusura Liceo Mancini, l’opinione di un tecnico

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Dopo la mancata riapertura agli studenti del Liceo Mancini, e dopo le proteste del comitato dei genitori, insorto all’indomani della decisione del Tribunale di Avellino di negare il dissequestro della struttura, a fare chiarezza sulle reali condizioni dello storico edificio è un tecnico, il professor Bruno Calderoni, docente di Tecnica delle Costruzioni all’Università Federico II di Napoli.
Intervistato da Il Mattino Calderoni, che è stato consulente della Provincia in sede di incidente probatorio, ha spiegato come l’adeguamento alle norme, motivazione principale che ha portato il Tribunale a negare il dissequestro, non sia obbligatorio.

“Per il caso specifico” ha spiegato Calderoni“le norme del 2008, ma anche quelle del 2018, per gli edifici esistenti non obbligano i proprietari o i gestori di costruzioni esistenti ad effettuare la “valutazione di sicurezza” se non in caso di dissesti in atto o pregressi o di sostanziali modifiche da effettuare o già effettuate sulla struttura.

È evidente che il Mancini non rientri in queste fattispecie. Però, essendo un edificio scolastico, esistono altri riferimenti legislativi che impongono di valutare a che livello di terremoto può resistere la costruzione e se essa presenta criticità dal punto di vista statico.

Se la struttura presenta insufficienze dal punto di vista statico è obbligatorio inibire l’uso della costruzione finché non si è posto rimedio a tali carenze. Viceversa, nessuna azione deve essere obbligatoriamente messa in atto, né deve essere inibito l’uso dell’edificio nel caso di una “insufficienza” sismica.

Le norme sono state interpretate

“Quindi” – continua il professore –  “quanto sentenziato dal Gip, in merito al fatto che la scuola non può essere riaperta perché non rispetta le richieste delle norme attuali, rappresenta una interpretazione personale delle stesse norme, derivante probabilmente dal fatto che il giudice ha forse confuso le costruzioni esistenti con quelle nuove, per le quali, invece, l’affermazione sarebbestatacorretta”.

Secondo Calderoni, per la struttura del Mancini non andrebbe fatto niente, perchè la scuola può essere utilizzata così com’è, perchè non presenta criticità statiche rispetto a quelli che sono i normali carichi di eseercizio e possiede una  ridotta vunerabiità dal punto di vista sismico.

Nessun requisito minimo di idoneità sismica

“È vero, per gli edifici esistenti, le norme non stabiliscono quali siano i requisiti minimi di idoneità sismica. La valutazione di vulnerabilità sismica, che significa calcolare qual è l’intensità di terremoto che l’edificio  può sopportare, si effettua indipendentemente.

Il risultato della valutazionecontinuasi confronta poi con l’intensità diterremoto previstaper le nuove costruzioni, dando luogo all’indice di sicurezza, che risulta in genere sempre minore di 1. Ma la norma non fornisce un valore minimo di tale indice al di sotto del quale è obbligatorio impedire l’uso dell’edificio o procedere ad interventi di rafforzamento”.

In poche parole, se venisse chiuso ogni edificio che non è adeguato alle norme vigenti, perchè costruito prima dell’entrata in vigore delle stesse, circa il 70% dell’intero patrimonio immobiliare italiano dovrebbe essere dichiarato inagibile.

Il professor Calderoni insiste sulla mancanza di ragioni reali che continuino a tener chiuso l’edificio del Mancini.

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