Ieri un’intervista a Il Mattino un medico dell’ospedale Landolfi di Solofra aveva parlato della trafila senza senso che aveva dovuto affrontare per poter ottenere il tampone, un nuovo caso simile viene alla luce.
Un anestesista del Landolfi di Solofra ha raccontato di come il medico competente del Moscati abbia negato il tampone anche in questo caso, affermando che il suo caso non era prioritario.
Coronavirus, Solofra: tampone negato ad anestesista del Landolfi
Il caso ri ripete, a pochi giorni di distanza da quello dell’altro medico in servizio al Landolfi, che si vide negare il controllo per quasi 3 settimane.
Il rifiuto
Questa volta a subire le conseguenze dell’impreparazione e della superficialità è stato un anestesista che, nel momento in cui ha sottoposto il problema al medico responsabile della sorveglianza sanitaria si è sentito rispondere “Lei non può fare il tampone: la sua non è una priorità”.
La richiesta ufficiale
Dopo questo rifiuto, il medico ha esposto le sue ragioni in una lettera inviata al direttore sanitario della struttura, Rosario Lanzetta, ma non è ancora arrivata una replica ufficiale in merito.
Contatti con una persona positiva
L’anestesista racconta di aver avuto delle buone ragioni per richiedere il controllo, dal momento che era stato a stretto contatto con una infermiera risultata poi positiva al coronavirus.
L’attesa
La richiesta da parte del medico è stata avanzata il 23 marzo ma, ad oggi, ancora non è stato sottoposto a tampone, anche se presenta sintom.
Il primo caso
Quello dell’anestesista va ad aggiungersi al caso del medico internista, specialista in malattie infettive, che lavora nel reparto di Medicina interna, e nel Pronto Soccorso, che aveva segnalato la richiesta di un tampone di controllo, in presenza si sintomi, già il 19 marzo.
Segnalazioni a vuoto
Avvertiti i sintomi, il medico la comunicato la sua condizione, con annessa richiesta di controllo, tramite una Pec, indirizzata al Moscati e al Sep (Servizio di epidemiologia e prevenzione), ma a quanto pare nessuno ritenne necessario effettuare il tampone, ma il dottore ha scelto di bypassare la burocrazia e si è messo in auto isolamento preventivo, proprio per evitare che per gli errori di altri fossero i pazienti a pagare.
Il contagio
L’uomo era stato a contatto, giorni prima della comparsa dei sintomi, con un dipendente della struttura risultato poi positivo. Ma i medici della sorveglianza hanno definito illegittima la sua decisione di auto isolarsi. Lui non ha voluto sentire ragioni, e ha scelto l’unica cosa da fare, per proteggere sè stesso e gli altri.
Finalmente il controllo
Dopo l’invio di altre richieste, sempre tramite Pec, la situazione si è sbloccata. È paradossale la motivazione che ha dato il medico competente per non aver effettuato subito il tampone come richiesto “Non vigeva alcuna reale necessità, se non quella di dare soddisfazione a un medico visionario e ansioso”.