Dissequestrata in provincia di Avellino la casa dell’indagato per l’omicidio Pelosi. L’abitazione, sotto sequestro fino a ieri, è di Ottavio Pelosi, 62enne, parente dell’uomo morto dopo un pestaggio alla frazione Ferrari del comune di Serino.
Ad Avellino dissequestrata l’abitazione dell’indagato per l’omicidio di Giovanni Pelosi
Secondo il Mattino, dopo cinque mesi l’uomo può tornare nella sua abitazione. L’abitazione dell’indagato, parente della vittima e difeso dagli avvocati Michela Pelosi e Raffaele Tecce, era fino a ieri messa sotto sequestro dopo una prima istanza di dissequestro da parte del pubblico ministero. Dopo cinque mesi l’istanza è stata accolta. Dunque ieri ha fatto rientro nella sua abitazione, ubicata vicino al luogo dopo fu rinvenuta la vittima. Il sequestro dell’abitazione di proprietà dell’indagato era necessario per le dovute indagini del caso.
L’omicidio di Giovanni Pelosi
Giovanni Pelosi fu rinvenuto in strada privo di sensi il 3 maggio scorso e immediatamente trasportato presso il pronto soccorso dell’ospedale Moscati dove, qualche ora dopo, morì. A dare l’allarme furono alcuni passanti che videro l’uomo. Il corpo del 48enne, residente alla frazione Ferrari, presentava una ferita alla testa. Qualche giorno dopo a Serino giunsero i carabinieri per perquisire l’abitazione del 62enne indagato. Intanto, l’indagato, ha chiesto per due volte di essere ascoltato per raccontare tutti i passaggi delle ore che hanno preceduto la morte di Giovanni Pelosi.
La notte dell’omicidio
Quella notte, secondo quanto dichiarato, l’indagato era in compagnia della vittima: una serata come altre passata tra amici, mangiando una pizza nell’abitazione di Ottavio. L’aggressione sarebbe avvenuta successivamente. Giovanni e Ottavio, infatti, si erano salutati poco prima della mezzanotte. Ci sarebbero state, tuttavia, altre presenze, che ha comunque riferito. Intanto i difensori restano in attesa dei risultati degli accertamenti effettuati sugli indumenti e sugli scarponi, oltre che dei risultati della macchina della memoria. L’accertamento tecnico fu richiesto dai difensori dell’indagato, Michela Pelosi e Raffaele Tecce. Accertamento per far emergere la verità sul caso. Le domande furono somministrate all’indagato dal professore Giuseppe Sartori, docente ordinario di Neuroscienze Forensi e di Neuropsicologia Forense dell’Università di Padova, a fine giugno. Pochi sono i requisiti sulla verità raccontata dall’indagato circa la sua estraneità dall’omicidio avvenuto quella sera.