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Al Godot Art Bistrot di Avellino Hugo Race

Hugo Race Michelangelo Russo avellino
Hugo Race_Michelangelo Russo

AVELLINO. Dopo il grande successo del live della cantautrice russa Mary Ocher che venerdì sera ha incantato la platea, lunedì 30 ottobre alla 22, sul palco del Godot Art Bistrot in via Mazas ad Avellino, arriva il musicista e produttore discografico australiano, Hugo Race, in compagnia di Michelangelo Russo, con cui ha inciso l’album “John Lee Hooker’s World Today”, uscito in primavera, e al centro del repertorio della serata.

Il concerto offrirà, infatti, un viaggio nel repertorio di Hoocker, secondo coordinate tracciate dalla voce cavernosa di Race, e da brani come “Hobo blues”, “Love blues”, “Serves you right to suffer”, “Decoration Day” o “The world today”.

Non ha nemmeno bisogno di presentazioni, Hugo Race, musicista e produttore discografico australiano per anni al fianco di Nick Cave nei Nick Cave and the Bad Seeds. Attualmente è il leader di Hugo Race and the True Spirit e Fatalists oltre a far parte dei Dirtmusic.

Prima dei Bad Seeds, muove i primi passi coi Birthday Party. Poi nel 1984 fonda i The Wreckery con Robin Casinader, Nick Barker, Edward Clayton-Jones e Charles Todd. Quattro anni dopo, è la volta dei True Spirits con Bryan Colechin, Chris Hughes, Ralf Droge, Rainer Lingk, John Molineux coi quali pubblica diversi album spaziando tra il blues e la psichedelia.

Continua, intanto, la collaborazione con Nick Cave partecipando ai dischi “Kicking Against The Pricks”, “Tender Prey” e “Murder Ballads”. Partecipa, inoltre, come musicista e compositore a dischi, tra gli altri, di Mick HarveyLa CrusNikki SuddenRobert Forster e Micevice. Negli anni 90, crea una propria etichetta, la Helixed, mentre con Chris Brokaw e Chris Eckman da vita ai Dirtmusic. Dal 2010, insieme ad Antonio Gramentieri e Diego Sapignoli della band strumentale Sacri Cuori, porta avanti il progetto Fatalists con il quale ha sinora realizzato l’omonimo “Fatalists” (2010), “We Never Had Control” (2012), “Orphans” (2014) e “24 Hours To Nowhere” (2016).

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