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In Irpinia il presepe in chiesa con i Simpsons e Hitler: “Rappresenta le nostre fragilità”

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Il presepe in stile Simpson

Sono pronto alle critiche, che spero possano insegnarmi qualcosa. Sono pronto anche agli insulti, come accaduto lo scorso Natale”. Don Vitaliano della Sala, parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Capostello, frazione di Mercogliano, ha appena appreso della nuova polemica sollevata dal suo presepe. Dopo le contestazioni dello scorso anno, quando aveva posizionato due Madonne nella Natività, questa volta l’inclusione di personaggi come Hitler e i Simpson ha suscitato una reazione ancor più forte, con ben 26.000 mail di protesta inviate alla Curia di Avellino in pochi giorni.

Mercogliano, polemica per il presepe con i Simpson e Hitler

“Gli insulti? Mi faranno piacere – afferma il sacerdote al Corriere del Mezzogiornoperché significano che molte persone si sono arrabbiate ancora una volta! In fondo, Natale è una provocazione di Dio all’umanità, il suo paradosso più grande”. Il presepe esposto nella sua chiesa è stato realizzato dal maestro Piergiuseppe Pesce ed è ispirato all’immaginario dei Simpson. Ogni personaggio rappresenta una piaga, mentre Hitler è la rappresentazione di un baratro, secondo l’autore, verso cui l’umanità si sta dirigendo se non cambia direzione.

Don Vitaliano è consapevole che i Simpson non rappresentano la Sacra Famiglia. “Ma nemmeno le statuine tradizionali, vestite con abiti del ‘600 o ‘700 o arricchite da personaggi improbabili come calciatori e cantanti, rappresentano la realtà storica”, afferma. “Il presepe è l’interpretazione dell’evento di Betlemme, e dovremmo rileggere questa storia senza le immagini rassicuranti di sughero e cartapesta a cui siamo abituati, per capire che Gesù nasce in un giorno qualunque, in un luogo insignificante, da persone che non contano nulla”.

Nella Springfield di don Vitaliano, dietro ai personaggi del cartone animato, si celano i volti degli emarginati moderni: donne maltrattate, migranti esclusi, giovani senza speranza e lavoratori sfruttati. “Il presepe diventa il racconto della nostra umanità ferita e del sogno di un mondo nuovo, quello del Bambino nella mangiatoia. Abbiamo nascosto la presenza di Dio sotto la festa che abbiamo costruito attorno al Natale, fatta di luci, regali e abbuffate, dimenticando il Natale del Cristo povero e dei poveri”.

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