L’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Avellino, sotto la presidenza di Ciro Picariello, si è riunito per fare il punto sulla campagna olearia 2017/2018 che “passerà agli annali per l’assenza della “Bactrocera olea” (mosca dell’olivo), fitofago principale dell’olivo che, come ben ricorderanno gli olivicoltori e i tecnici del settore, ha fortemente compromesso la qualità e la quantità delle produzioni dell’olio 2016/2017”.
«L’estate arida e siccitosa ha fortemente limitato lo sviluppo di questo insetto, aiutando gli olivicoltori nel suo controllo – spiega l’agronomo Francesco Castelluccio – le alte e prolungate temperature estive, unite alla mancanza d’acqua, hanno preservato la qualità compromettendone però la quantità, ben al di sotto delle medie nazionali, con un calo della produzione generale pari al 40% circa. Il clima di questa annata agraria è stata la variabile produttiva più incisiva, l’inverno rigido con temperature minime che sono scese anche di 10 gradi sotto lo zero e le gelate primaverili, hanno compromesso l’accrescimento e lo sviluppo vegetativo dei nuovi germogli produttivi. Altre problematiche si sono riscontrate anche nella fase fenologica delle fioritura, dove le temperature medie sopra la norma e la mancanza d’acqua, hanno disidratato il polline compromettendo l’allegazione, fase fenologica in cui si ha la formazione delle drupe. Gli addetti ai lavori hanno trovato però consolazione nelle rese in olio che sono state molto buone con una media del 18%, che ha salvaguardato quantomeno la produzione dell’olio».
La qualità media degli oli prodotti è ottima, con i valori dei principali parametri chimici, utilizzati per la classificazione merceologica degli oli di oliva vergini, ben al di sotto dei valori minimi previsti dal Regolamento di esecuzione. «Alla valutazione organolettica, altro parametro fondamentale per la classificazione merceologica, gli oli presentano in generale un fruttato verde che tende più alla foglia che all’erba sfalciata, caratteristica da attribuire alla siccità estiva, al palato si apprezzano in generale buoni valori di amaro e piccante, attributi positivi direttamente riconducibili al contenuto di polifenoli che quest’anno causa siccità si sono maggiormente accumulati nelle drupe», aggiunge Castelluccio.
L’areale irpino, da sempre vocato all’olivicoltura di qualità, si distingue anche quest’anno con gli oli delle sue cultivar autoctone più rappresentative ed apprezzate quali la “Marinese”, l’ “Ogliarola di Avellino” e la più rinomata “Ravece” nota a tutti per gli oli dal caratteristico fruttato di oliva verde, con sentori di pomodoro verde e dalle spiccate note di amaro e piccante che avvolgono il palato unite al sentore di carciofo e mandorla verde.
L’ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Avellino invita i consumatori ad acquistare l’olio extravergine di oliva sempre confezionato ed etichettato secondo la normativa, preferendo il prodotto italiano a quello di origine comunitaria e ricorda che da quest’anno per l’olio italiano è obbligatorio trovare in etichetta la campagna di raccolta.
Inoltre, gli agronomi irpini hanno partecipato ad un importante incontro tenutosi a Benevento tra i due ordini provinciali per discutere sul futuro sostenibile delle produzioni agricole di eccellenza dei nostri territori e delle nuove declinazioni della professione. «L’agronomo ha un ruolo determinante non solo per le produzioni agricole di qualità, ma soprattutto per le produzioni agricole di qualità sostenibili. La sostenibilità è un tema di grande attualità che non riguarda solo l’aspetto ambientale, ma anche l’aspetto sociale ed economico delle aziende e del territorio», ha sottolineato Antonio Capone, vice presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Avellino, nel suo intervento al seminario.