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Omicidio Aldo Gioia, confermata condanna a 18 anni per la figlia Elena: rinvio in Appello per Giovanni Limata

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Limata e Gioia
Limata e Gioia

La Cassazione ha confermato la condanna a 18 anni di reclusione per Elena Gioia, accusata dell’omicidio del padre Aldo: rinvio in Appello per l’ex fidanzato Giovanni Limata. La sentenza è stata emessa, secondo quanto riportato dall’odierna edizione del Mattino, nel tardo pomeriggio di ieri martedì 19 novembre.

Omicidio Aldo Gioia, confermata condanna per la figlia Elena

La Cassazione ha confermato la condanna per Elena Gioia, figlia del 53enne ucciso al Corso, mentre ha annullato con rinvio la pena inflitta a Giovanni Limata, limitatamente alla sua durata. Questa è stata la decisione presa nel tardo pomeriggio di ieri dai giudici della Prima Sezione della Corte di Cassazione, in merito ai ricorsi presentati dagli avvocati dei due ex “fidanzati killer” che hanno assassinato Aldo Gioia mentre dormiva sul divano di casa. Pertanto, la condanna a 18 anni per Elena Gioia è diventata definitiva, mentre per Giovanni Limata la Corte ha annullato la sentenza di condanna “solo per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio”, rinviando la questione a un’altra sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli per un nuovo giudizio.

In quella sede, la pena potrebbe subire ulteriori riduzioni. Gli avvocati di Giovanni Limata, Rolando Iorio, e di Elena Gioia, Livia Rossi, hanno presentato i ricorsi davanti alla Suprema Corte. Questi ricorsi sono stati presentati per contestare la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte di Assise di Appello di Napoli nei confronti dei loro assistiti. In appello, i due imputati, attualmente detenuti nel carcere di Bellizzi Irpino, avevano già ottenuto una diminuzione della pena inflitta in primo grado, passando da 24 a 18 anni di reclusione. Per Giovanni Limata, i giudici della V sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli avevano riconosciuto un vizio parziale di mente, riducendo la condanna a 18 anni di reclusione, ma era stata anche disposta una misura di sicurezza di tre anni di libertà vigilata.

Il vizio parziale di mente e le attenuanti

Per quanto riguarda Elena Gioia, i giudici della Corte di Assise di Appello di Napoli avevano respinto la richiesta di riconoscimento del vizio parziale di mente, accettando solo le attenuanti generiche, che prevalevano sulle aggravanti. Questo aspetto è stato sollevato dall’avvocato di Giovanni Limata in Cassazione, dove è stato accolto. «Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto», ha dichiarato l’avvocato Rolando Iorio, in seguito all’accoglimento di uno dei motivi di ricorso presentati alla prima sezione penale della Corte di Cassazione di Roma riguardanti il trattamento sanzionatorio. «Per il mio assistito, le attenuanti generiche erano state considerate equivalenti alle aggravanti contestate, a differenza di quanto avvenuto per la coimputata Gioia, per la quale le attenuanti erano state ritenute prevalenti. Questa disparità di trattamento, priva di adeguata motivazione, è stata oggetto di un preciso motivo di gravame che è stato accolto».

Accolto ricorso per Giovanni Limata

Il procuratore generale della Corte di Cassazione ha richiesto il rigetto del ricorso presentato da Elena Gioia, mentre ha chiesto l’accoglimento di un motivo del ricorso per Giovanni Limata. Il 53enne è stato trovato sul divano di casa mentre dormiva, quando Giovanni Limata, residente a Cervinara, gli ha inferto colpi mortali. Questo è avvenuto dopo che la figlia della vittima aveva lasciato aperto il portone per permettere a Giovanni di entrare, giustificando l’azione con la scusa di dover portare fuori la spazzatura. I due sono saliti insieme, ma Elena si è fermata davanti alla porta mentre Giovanni attaccava il padre con un coltello. L’uomo ha tentato di difendersi colpendo Limata con le gambe, il che ha sorpreso quest’ultimo e gli ha impedito di portare a termine il suo piano omicida. Secondo i giudici di primo grado, l’omicidio di Aldo Gioia è stato pianificato da sua figlia Elena e dal suo ex fidanzato Giovanni Limata nell’arco di una settimana.

Questo è quanto si evince dalle motivazioni della sentenza di condanna di primo grado emessa nei confronti dei due giovani. I giudici, nelle loro argomentazioni, affermano che «il 17 aprile 2021 i due avevano già concepito l’intento criminoso, che nelle sue fasi iniziali prevedeva effettivamente l’eliminazione fisica dell’intero nucleo familiare di Elena Gioia».

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