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Racconti dalla verde Irpinia, questa settimana Scampitella

Racconti dalla verde Irpinia, un viaggio tra storia, cultura, gastronomia e racconti antichi. Questa settimana a Scampitella.

Racconti dalla verde Irpinia, questa settimana tappa a Scampitella

Viaggio tra i comuni della verde Irpinia, tra cultura, gastronomia e racconti antichi. Questa settimana Scampitella.

Il Paese: Scampitella

Superficie territorio: Kmq15,24
Nome abitanti Scampitellesi
Fiere e feste: San Michele (09 maggio)

 

Le prime testimonianze, sono rappresentate da iscrizioni, cippi miliari e materiali architettonici. Difficile è invece spiegare la derivazione etimologica del toponimo attuale del paese. Fin dalla sua nascita il borgo fu casale della Baronia di Vico e seguì le vicende storiche di Trevico fino al 1948, anno in cui raggiunse l’autonomia con l’elezione di una propria amministrazione comunale. Non si hanno notizie del centro fino alla prima metà del XIII secolo, quando probabilmente ne era signore tal Riccardo Benedetto Guarino de Formari. Con la dominazione angioina ne ottenne la riscossione con le rendite la nobile Ada de Bruveriis seguita nel 1314 da Marco Aiossa. Successivamente l’ebbe la regina Sancha che nel 1343 fece dono di Scampitella a Raimondo Del Balzo, Gran Camerario del Regno. Si avvicendarono poi nel possesso del paese diversi nobili come Pietro Macedonio (1340), Giovanni Antonio Del Balzo Orsini (1416), Pino Del Balxo (1454), il quale ne venne privato dopo la fallita congiura dei Baroni contro Ferdinando I d’Aragona. Nel 1507, l’abitato venne saccheggiato dalle truppe spagnole del Capitano Consalvo de Cordova, la figlia di costui Elvira, vendette queste terre con la Baronia di Vico a Francesco de Loffredo, Consigliere Regio. La famiglia de Loffredo tenne Scampitella fino all’eversione della feudalità (1806)

 

(spunti storici dal libro di Giampiero Galasso – I Comuni dell’Irpinia 1989)

Da visitare

Chiesa della consolazione

Costruita nel secolo scorso, nota come “La Romita2, in quanto la tradizione locale ne attribuisce la fondazione ad un soldato dell’esercito borbonico. All’interno dell’edificio vi sono pregevoli stucchi, statue lignee policrome ed un artistico altare marmoreo.

 

Il Racconto: Il Gallo e il Topo

Una volta un gallo disse ad un topo:
Vogliamo andare a mele?
Compare gallo ma io ho le zampe corte e non posso salire sulla punta!
Insistette il gallo:
Compare topo, salirò io e tu resterai giù.-
E cosi il gallo si arrampicò sul melo, e, scuotendolo, tutte le mele caddero addosso al topo che restò ferito.
Compare gallo mi hai mezzo ammazzato- si lamentò il topo. –
Vai dal medico! – consigliò il gallo.
Il topo andò e disse:
Dottore,
mio grande guaritore
curami il capo,
che il gallo mi ha spaccato
portami la benda con cui fasciarti il capo!, rispose il dottore
Il topo uscì e andò dal cenciaiolo:
Dammi un benda, cenciaiolo
che porterò al dottore,
che mi curerà il capo,
che il gallo mi ha spaccato
Se mi porti una coda di cane, ti darò la benda – rispose il cenciaiolo.
Il topo andò dal cane:

Cane, dammi la coda,
che porterò al cenciaiolo,
che mi darà la benda
che porterò al dottore,
che mi curerò il capo,
che il gallo mi ha spaccato.
Portami un pezzo di pane e ti darò la mia coda.-
Il topo andò dal fornaio:

Fornaio dammi il pane,
che porterò al cane,
che mi darà la coda,
che porterò al cenciaiolo,
che mi darà la benda,
che porterò al dottore,
che mi curerà il capo
che il gallo mi ha spaccato
Il fornaio pronto – Se tu mi porti legna, io ti darò il pane.-
Il topo, allora, andò su in montagna:

Montagna dammi legna
che porterò al fornaio
che mi darà il pane
che porterà al cane
che mi darà la coda
che porterò al cenciaiolo
che mi darà la benda
che porterò al dottore
che mi curerà il capo
che il gallo mi ha spaccato
Portami le scure ed io ti darò la legna – rispose la montagna. –
Il topo andò dal fabbro e disse:
Fabbro, dammi la scure
che porterò alla montagna
che mi darà la legna
che porterò al fornaio
che mi darà il pane
che porterò al cane
che mi darà la coda
che porterò al cenciaiolo
che mi darà la benda
che porterò al dottore
che mi curerà il capo
che il gallo mi ha spaccato.
E il fabbro gli promise – vai da un signore, ti fai dare il denaro, vieni poi qua ed io ti do la scure.
Il topo andò dal signore e gli parlò
Signore, dammi il denaro
che porterò al fabbro
che mi darà la scure
che porterò alla montagna
che mi darà la legna
che porterò al fornaio
che mi darà il pane
che porterò al cane
che mi darà la coda
che porterò al cenciaiolo
che mi darà la benda
che porterò al dottore
che mi curerà il capo
che il gallo mi ha spaccato.
– Mettiti a lavoro e dopo un mese ti darò il denaro – rispose il gentiluomo. Al topo non restò che ubbidire, ma lavorando gli si gonfiò il capo e morì.

(tratto da Racconti Irpini di Aniello Russo)

 

 

 

 

Rubrica a cura di Elizabeth Iannone

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