LIONI. Un viaggio tra i comuni della verde Irpinia, tra storia, cultura, gastronomia e racconti antichi
Il Paese: Lioni
Superficie territorio: Kmq46,17
Nome abitanti: Lionesi
Fiere e feste: SS. Annunziata (25 Marzo); S. Bernardino da Siena (20 Maggio; Maria SS del Carmine (16 Luglio); San Rocco (16 Agosto).
Il primo riscontro abitativo si ha in località Fossa con un villaggio di età encolitica (IV millennio a.C.). Al periodo romano si rifanno le necropoli, le ville rurali, le iscrizioni e il materiale archeologico, ritrovato nelle località Oppidio Vetere e S. Maria del Piano. La prima notizia del Borgo è contenuta in un atto di donazione dell’anno 833, dove si legge che il principe longobardo Sicardo, concede alla badessa di S. Sofia una proprietà sita in Leoni. Fra i primi signori che ebbero Lioni si ricordano Gionata, Riccardo, Filippo e Raone Balbano, conti di Conza. Venne poi acquistato nel 1249 da Giacomo della Marra. Nel 1293 pervenne al conte Goffredo Iamvilla, signore di Bagnoli e Nusco. Alla famiglia di costui il feudo restò fino al 1413. La Corte Regia vendette Lioni a Giovanni Zurlo, al quale seguì pochi anni dopo il figlio Salvatore, che perse le sue rendite per essersi ribellato alla regina Giovanna II. Incamerato nuovamente dal demanio il paese fu nel 1426 acquistato da Sergianni Caracciolo, conte di Avellino, da cui fu ceduto nel 1427 al fratello Marino. I Caracciolo tennero Lioni attraverso l’avvicendamento dei principi Leonardo I (1447), Gian Giacomo I (1495), fino a Caterina (1582). Costei portò il borgo in dote al marito Ettore Pignatelli, conte di Monteleona. Ereditò poi il feudo Anna Pignatelli, dalla quale l’ebbe per via matrimoniale Francesco Maria Carafa, duca di Nocera. Passò nel 1622 a Domenico Carafa, che nel 1631 lo alienò con la mediazione di Landolfo d’Aquino al nobile genovese Giovanni Vincenzo Maria Imperiale. Famiglia che lo ebbe fino all’abolizione dei diritti feudali.
(spunti storici dal libro di Giampiero Galasso – I Comuni dell’Irpinia 1989)
Da visitare
Chiesa Madre
Della chiesa del XIV secolo si è persa oramai ogni traccia. Il nuovo edificio venne costruito in un luogo dove sorgevano resti del castello normanno dopo il sisma del 1694. All’interno a tre navate ci sono un bassorilievo in marmo del 1528 di Giovanni di Nola, raffigurante S Michele Arcangelo. Un altare maggiore settecentesco in marmi policromi intarsiati e statue lignee dell’Immacolata e di San Michele del 700, opera di Pietro Nittoli, una statua seicentesca di San Giovanni e preziosi altari di San Gugliemo de Vercelli.
Chiesa di San Rocco
L’edifico caratterizzato da un portico esterno con colonne tuscaniche e annesso convento francescano dei Frati Minori, risalente agli inizi del XVII secolo.
Castello di Paola
Sono appena visibili i ruderi del fortilizio di età normanna rifatto nel corso dei secoli XIV e XV.
Il Racconto: La montemaranese
A Montemarano è vanto per la donna mantenere il marito con il proprio lavoro e mandarlo a spasso in piazza la mattina, mentre lei se ne va a lavorare la terra. Così, nel mese di aprile, quando si zappa, la moglie con la culla e il bambino in testa se ne va in campagna a lavorare e il marito resta in cantina a giocare a carte. A ora di pranzo questo marito se ne torna a casa e dice alla moglie:
- Beata a te che vai all’aria aperta dall’ombra di un albero all’altra e io in cantina, tutto il giorno, tira una carta e non è buona, ne tiro un’altra è peggio ancora…
Questa è la croce
che Dio mi ha dato;
la zappa in spalle
e la culla sul capo!
(tratto da Racconti Irpini di Aniello Russo)
a cura di Elizabeth Iannone
Racconti da tutta l’Irpinia