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Racconti della verde Irpinia: viaggio a Pago del Vallo di Lauro

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PAGO DEL VALLO DI LAURO. Un viaggio tra i comuni della verde Irpinia, tra storia, cultura, gastronomia e racconti antichi. Questa settimana Pago del Vallo di Lauro.

 Il Paese: Pago del Vallo di Lauro

Superficie territorio: Kmq 4,761

Abitanti: 1798 (Paghesi)

Fiere e feste: 24 dicembre, 13 giugno

Cenni storici

La testimonianza romana è ben documentata dal rinvenimento di insediamenti rustici, nel 1826 furono portati alla luce resti di piccolo tempio , della prima metà imperiale, con pianta rettangolare, colonne in granito e pavimento a mosaico., identificato da alcuni studiosi come  cubiculum della domus Octavia di Nola, sede di un culto privato di Ottaviano Augusto, dove, secondo Tacito lo stesso imperatore trovò la morte, nel 14 d.C. Il nome del paese deriva dal termine latino Pagus, villaggio, piccolo raggruppamento di abitazioni.. Le prime notizie storiche, risalgono all’epoca angioina, quando nel 1397 era signore del feudo Andrea II de Capua, a questa famiglia il Borgo appartenne fino al 1549., venduta poi  alla famiglia Cutillo Brancaccio, fino a Bartolomeo nel 1640. Morto quest’ultimo, senza eredi maschi, il Borgo venne concesso con approvazione regia alla sorella Ippolita Cutillo, che lo diede nel 1665 alla famiglia Durazzo, ultima feudataria. Nel 1702 un disastroso terremoto, rase al suolo molti edifici, fra cui lo stesso palazzo Baronale. Altre distruzioni e saccheggi si ebbero dai francesi nel 1799, fra il 1820e il 1860, l’esercito borbonico per sedare le insurrezioni delle varie bande di briganti guidate da Cipriano La Sala

(spunti storici dal libro di Giampiero Galasso – I Comuni dell’Irpinia 1989)

 

Da visitare

Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli

Edificio risalente la seconda metà del XVII secolo, fu ricostruito quasi interamente in stile tardo barocco, dopo il sisma del 1702. La facciata di forma a capanna con un alto portale di forma quadrangolare, con un finestrone stile barocco ed un piccolo rosone con terminazione a cuspide. All’interno ad una sola navata, oltre all’altare maggiore in marmo ci sono affreschi di Mazzillo, eseguiti nel 1775, raffiguranti la Vergine Maria.

Villa Romana

Primo secolo d.C., situata in Località San Pietro, Villa rustica a produzione schiavistica, sono a testimonianza alcuni ambienti ed una grossa cisterna con due navate divisi da palazzi in muratura.

Edificio Templare

Primo secolo d.C.. Sono presenti resti attibuibili al cosidetto Tempio dedicato ad Ottaviano Augusto.

Il Racconto: Il Lupo Mannaro

 Chi nasce la notte di Natale è segnato da un terribile destino: se è femmina diventa strega, se maschio lupo mannaro. Per i maschi la trasformazione avviene ogni anno, proprio la notte di Natale, viene l’asma, crescono le unghie, si gonfiano gli occhi, la bocca si ingrandisce e il lupo mannaro cammina con le mani per terra, si rotola nelle pozzanghere o si getta nella corrente di un fiume per liberarsi da quella maledizione. In Irpina si racconta di una donna, di nome Spatella, che aveva sposato un forestiero con questo tremendo destino. Una notte, era la notte di Natale,  quest’uomo senti che il respiro gli mancava e vide che le unghie gli crescevano. Disse allora alla moglie:

L’uomo uscì e correva senza meta e ululava come un lupo. Poi si fermò in piazza e vide commare Parredda che riempiva una conca alla fontana .

La donna notò che il compare aveva un aspetto strano e, impaurita fuggi verso casa con la conca in testa.

Lei fuggiva avanti e il lupo mannaro le correva dietro, tutta l’acqua della conca si versò. Parredda fece appena in tempo a chiudersi la porta che il lupo mannaro bussò più volte alla porta: ma lei non volle aprire e quello, ancora più imbestialito, si mise a graffiare la porta a scavare per terra. Alla fine il lupo mannaro, stremato, tornò a casa e bussò. Spatella, che dormiva profondamente, si svegliò di sorprassalto e corse ad aprire. Purtroppo il marito aveva bussato solo una volta e appena la donna aprì, il lupo mannaro le saltò addosso e la sbranò. Il giorno dopo i paesani trovarono la porta di Parredda scavata da profondi graffi e Spatella, dilaniata, davanti alla sua casa.

A cura di Elizabeth Iannone

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