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Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica

Racconto in lingua
Racconto in lingua
Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica. Un viaggio tra gli antichi dialetti dell’Irpinia per riscoprire la bellezza di un modo antico di esprimersi. Dove la tradizione attraversa la storia di un popolo nelle sfaccettature dei suoi dialetti, dal 1800 ad oggi.

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica

Racconto in lingua, l’Irpinia e le storie di una terra antica, un viaggio tra i dialetti per riscoprire la bellezza di un modo arcaico di esprimersi.

Il racconto in lingua : Petruzziello, Lo cavafuossi el Camposanto

Pasquale re Petruzziello avia na mogliere re Montemarano, chi si chiamava Meneca Gallo, morta lo 1877 a Montella e atterrata rint’o na fuosso, chi isso stesso avia cavato, Petruzziello pratteccava co na femmena schefenzosa e rossonesta e fo scopierto ra li guardiani re lo prencepe, chi la notte sttievano a la casa vocino a l’aria re lo Camposanto e Petrozziello rormia rinto a la ghiesa re lo Camposanto. Na matina li guardiani pe si revertì chiamaronmo Meneca e siccome ca sapievano che questa era ielosa e ncazzosa e battia lo marito, li riciero ca Petruzziello, lo marito, fenia pratteca segreta ca na fetente e pe faregelo chiù crere vasaro ngimma a dole ieteta messe ncroce, chi significa iuramiento. Subito Meneca corrette co no palo mano pe ghi a batte lo marito e pe combinazione lo trovavo rinto a lo Camposanto nziemo alla femmena, chi l’avia iuta a fa na masciata; ma Meneca, a bererlo chiu chiaro lo fatto chi no nge l’avievano contato, azavo lo palo e commenzavo a batte, po se lo feccavo sotto a punia e rancichi lo facette com’a nacciamo e dicia:
Oh! Santo guardiano re Cristo, che l’aviti ritto a questa, chi m’accire.-
A ste parole risponnia Meneca:
O vi! O bò puro negà; quilli hanno vasato i pieri re Cristo! –
Roppo tanto tiempo corriero li guardiani e , pe compassione che no l’avesse fatto assia male la mogliere a lo marito, nge lo levaro ra sotta e mettiero pace; questo fu l’anno che morette.

(tratto da Li Canti Viecchi – di Modestino della Sala)

 

Il racconto in italiano : Petruzziello Il Becchino del Cimitero

Pasquale di Petruzziello aveva una moglie di Montemarano, che si chiamava Domenica Gallo, morta nel 1877 a Montella e sepolta in una fossa scavata da lui. Petrozziello aveva rapporto con una donna sporca e disonesta e fu scoperto dai guardiani del principe, che la notte alloggiavano nella casa vicino al camposanto, mentre Petrozziello dormiva nella chiesa del camposanto stesso. Una mattina i guardiani, per divertirsi, chiamarono Domenica e poiché sapevano che era gelosa e irruente e che batteva il marito, le dissero che quello aveva un legame segreto con una cattiva donna. Per farglielo credere maggiormente misero due dita in croce e le baciarono, cosa che era solenne giuramento. Subito Domenica corse con un grosso bastone in mano a battere il marito e per caso lo trovò nel cimitero insieme alla donna che era andata a dargli una notizia; ma Domenica a vedere il fatto più chiaramente di come glielo avevano detto, alzò il bastone e cominciò a battere il marito; po a pugni e graffi lo fece diventare un ecce home e diceva:
Lo sciocco ha l’amante! –
Petruzziello stesso sotto la donna urlava:
Cristo, mio santo protettore, che le avete detto, che ora mi uccide! –
A queste parole Domenica rispondeva:
Lo vuole anche negare; quelli hanno baciato i piedi di Cristo!-
Dopo molto tempo i guardiani corsero e,per paura che la moglie facesse molto male al marito, glielo tolsero di sotto e misero pace; questo episodio accadde l’anno in cui la donna morì.

Rubrica a cura di Elizabeth Iannone