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Rapina portavalori sul raccordo Sa-Av, una vera e propria azione militare

Assalto ad un portavalori

Gli agenti e i testimoni che ieri mattina erano presenti sul luogo della rapina al portavalori hanno parlato di un’operazione che, più che una rapina, assomigiava ad un blitz con tecniche militari.
La coordinazione tra i banditi, la preparazione delle varie fasi, la freddezza con la quale hanno agito, sono tutti elementi che fanno pensare come questa fosse un’azione pianificata da tempo, e che nessun errore fosse in programma.

Certo, degli 8 milioni trasportati dal furgone obiettivo della banda, ne sono stati portati via solo 2, ma poco importa alla luce degli attimi di terrore puro vissuti dagli inermi automobilisti in transito.

Erano da poco passate le 9:30 quando, dopo una prima segnalazione in merito ad alcune persone incappucciare che stavano spargendo dei chiodi lungo la strada, è iniziato l’inferno.

I banditi

Le testimonianze di chi ha avuto a che fare con i banditi parla di accento pugliese, un particolare non da poco considerando che la caccia all’uomo non ha ancora prodotto risultati significativi.

Tutto calcolato nei minimi dettagli, dalla presenza della ruspa su una delle piazzole di sosta del raccordo, utilizzata poi per sfondare il portellone del furgone che trasportava il denaro, al sequestro dell’autobotte piazzata di traverso lungo la carreggiata.

Per un’azione così mirata e rapida, i banditi avranno avuto quasi certamente un basista, che ha fornito le coordinate del furgone e gli orari di transito del mezzo.

L’obiettivo del banditi

Una banda composta da circa 15 elementi e un obiettivo, un firgone Cosmopol che dalla Banca d’Italia di Salerno trasportava un carico di 8 milioni di euro, destinati al caveau di Avellino dell’istituto di vigilanza, a Pianodardine.

Il sistema spuma-block

Il tentativo di furto è parzialmente fallito quando il denaro si è attivato il sistema di protezione del furgone.
Il sistema spuma-block consiste in una grande custodia in resina, assolutamente impenetrabile, che viene a formarsi dalla reazione chimica del materiale contenuto in uno speciale serbatoio all’interno del mezzo blindato.
Il serbatoio è collegato, poi, ad una serie di condotte che portano questo liquido speciale in vari punti del mezzo, ed entro 10 secondi tutto lo spazio viene invaso da questa resina speciale.
In meno di un minuto la schiuma si gonfia e aumenta di volume fino ad occupare ogni spazio allo scopo di proteggere il denaro.

Le guardie e le minacce

Le guardie che formavano la squadra addetta al trasporto di ieri, hanno raccontato di essere stati minacciati con i kalasnikov, puntati in pieno volto. I 5 membri della scorta sono stati fatti scendere e gettati a terra mentre i banditi continuavano nella loro operazione criminale.
Fucili e armi puntate anche per gli automobilisti che si trovavano li in quel momento. In particolare per le persone, un uomo e una donna, a cui i banditi hanno sottratto le proprie autovetture, per agevolarsi la fuga.
I Vigili del Fuoco sono intervenuti con ben due autobotti di supporto, per spegnere le 10 autovetture che i banditi avevano incendiato per creare in diversivo e bloccare le Forze dell’Ordine.

La fuga

L’uscita dal raccordo dopo la rapina al portavalori è stata rapidissima. La banda si è divisa in due gruppi, uno che ha guadagnato l’uscita puntando verso Atripalda e l’altro verso Solofra.

Considerando il tipo di accento che hanno sentito i testimoni, è molto probabile che si siano diretti verso la provincia di Foggia.

Le indagini sono coordinate dal procuratore di Avellino Rosario Cantelmo, e dal sostituto procuratore Roberto Patscot, in collaborazione con la Dda.

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