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Simone morto a 23 anni per l’uranio impoverito: la sorella “ora chiedo giustizia”

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Giustizia per Simone Casillo ed i soldati italiani morti e ammalati di cancro a causa dell’uranio impoverito. A parlare è la sorella del militare di Atripalda, Mafalda Casillo, morto nel giugno del 2006 a soli 23 anni che scrive una lettera aperta al Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone in occasione del compleanno del giovane Simone, che avrebbe compiuto 39 anni.

Uranio impoverito: Mafalda Casillo chiede giustizia per il fratello Simone

“Egregio Generale Cavo Dragone – scrive Mafalda con il cuore gonfio di dolore nella lettera riportata da Il Mattino – mi complimento con lei per la nomina a Capo di stato Maggiore dell’Esercito, un grande lustro per lei. La immagino festeggiare insieme a parenti, amici e colleghi. Tutti orgogliosi e fieri. Anche io dovrei festeggiare, dovrei essere indaffarata e felice oggi è il compleanno di mio fratello. 39 anni. Dovrei essere impegnata ad aiutare mia cognata a preparare a portare piatti, coccolare i nipoti. Oggi, invece, come da 15 anni vado a messa, e non una messa normale; un rito che mi dilania nell’animo e nella carne”.

Simone morì a causa di un linfoma di Hodgkin che lo colpì ai polmoni. Aveva prestato servizio al 9° Reggimento Fanteria, Brigata Pinerolo, presso la caserma Lolli Ghetti di Trani, dove a quei tempi vi erano mezzi e materiale proveniente dai Balcani. Simone addetto al centralino viveva vicino al rimessaggio di quei mezzi.

Giustizia per Simone e i commilitoni ammalati di cancro

Da 15 anni in questo giorno vedo mio padre piangere, sento il suo dolore scorrere sulle guance. Vorrei dirle che siamo qualcosa ma penso in qualsiasi lingua non esiste un aggettivo per qualificarci, non esiste un nome per definire mio padre o molti altri padri che perdono un figlio, perché è contro natura. Lei è a conoscenza del motivo della morte di mio fratello. lei come molti alti ufficiali prima di lei. Lei era ed è a conoscenza del motivo della sua morte, della morte di oltre 400 militari, della malattia di 7000 militari“.

Vittime dell’uranio impoverito

Sono il familiare di una vittima dell’Uranio impoverito – prosegue la donna – mio fratello è uno di quei militari che è stato a contatto con quello scarto. L’Uranio impoverito è uno scarto, non chi si è ammalato che si è beccato un tumore, un linfoma nel caso di mio fratello. Ma di tumori dovuti all’Uranio c’è né sono vari endocrini, tiroidei, polmonari. Troppi, come troppe volte il Ministero della Difesa ha respinto le accuse, perdendo nelle aule di Tribunali con uno spreco, a mio avviso, di denaro pubblico. Non nasconda più la verità, faccia un atto di coraggio, ammetta che negli anni avete nascosto la verità, che eravate stati informati della pericolosità dell’Uranio impoverito, che gli americani hanno usato troppe munizioni con quello scarto che ha distrutto tante vite“.

Fonte: Il Mattino

Atripalda