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Sparata dall’ex Pellegrino Crisci, l’incubo di Michela Principe

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Michela Principe
Michela Principe

Non è finito l’incubo di Michela Principe, 48enne di Sperone sparata dall’ex Pellegrino Crisci con un’arama da fuoco mentre lei si stava recando dai carabinieri per denunciarlo. Mesi dopo quel terribile momento, Michela denuncia: “Non ho nessun supporto. Sono da sola. Mi hanno consigliato di andare via da qui. Voglio anche farlo, ma ho un figlio di 14 anni autistico e non è facile. Comunque, non escludo di provarci. Ora non ho aiuto da nessuno. Mia madre è malata e ho perso una sorella dieci anni fa” ha dichiarato al Mattino.

Sparata dall’ex Pellegrino Crisci, l’incubo di Michela Principe

I fatti risalgono a fine giugno scorso, quando Crisci venne intercettato dai carabinieri mentre era a bordo della sua Maserati. Ne nacque un inseguimento per le strade del Mandamento. Furono esplosi anche dei proiettili prima dell’arresto. Dopo quasi due mesi, Michela porta ancora i segni di quell’episodio essendo stata raggiunta da due colpi: “Non posso più muovere il braccio e la mano. Sono praticamente paralizzati. Anche oggi sono stata in ospedale. Sto spendendo tanti soldi per visite private e accertamenti diagnostici racconta la donna Potrei provare a operarmi a Bologna o Ravenna, dove ci sono degli specialisti. Vedremo. Ma ora ho altri pensieri”.

Il calvario

Michela, infatti, ha un figlio di 14 anni affetto da una grave patologia: “Ho difficoltà a portarlo al centro di assistenza. Da poco mi è stata restituita la macchina, pesantemente danneggiata dai proiettili. La notte non dormo. Appena sento abbaiare i miei cani, anche nel cuore della notte, scruto dalla finestra per vedere se c’è qualcuno. La sera non esco più. Solo durante il giorno e per poco tempo“.

E la donna si sente sempre osservata: “Poche ora fa, quando stavo rientrando a casa dall’ospedale, ho visto negli specchietti retrovisori una macchina. Pensavo che mi stesse seguendo. Sono andata in panico. E così mi sono fermata. Non si può vivere così. Ho paura che se mi dovesse accadere qualcosa, mio figlio venga rinchiuso in un istituto“.

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