Ha tentato di uccidersi nella sua cella del carcere di AVELLINO, ma l’uomo è stato salvato dal tempestivo intervento dell’Agente di Polizia Penitenziaria in servizio.
Si era reso protagonista di un efferato omicidio proprio nella città di Avellino, la sua città natale. P.P. di circa 40 anni con un fine pena fissato al 2033, questa mattina è stato salvato dalla Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Avellino.
Scattato l’allarme immediatamente il detenuto è stato soccorso e condotto dai sanitari del distretto della Casa Circondariale di Avellino.
Subito è partito il protocollo di rianimazione ed il cuore è ripartito. Già sottoposto a vari ricoveri a disposizione degli specialisti psichiatrici ed osservato particolare il detenuto P.P. voleva farla finita con un lenzuolo, ma gli Agenti della Polizia Penitenziaria sono riusciti a salvargli la vita.
L’insano gesto – posto in essere mediante impiccamento – non è dunque stato consumato per il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari.
“L’ennesimo evento critico accaduto nel carcere di AVELLINO è sintomatico di quali e quanti disagi caratterizzano la quotidianità penitenziaria”,denuncia Emilio FATTORELLO, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, evidenzia che “per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere – come ad Avellino – con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici.
E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere negli ultimi anni e negli ultimi mesi”, denuncia.
“E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.