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Sergio Melillo, il vescovo della Diocesi di Ariano Irpino contro la Vita in Diretta: “Perseguitato dalla tv, contenuti ingannevoli e falsi. Vado dai legali”

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Il vescovo Sergio Melillo

Sergio Melillo, il vescovo della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia contro la Vita in Diretta per il caso della suora agli arresti domiciliari: “Perseguitato dalla tv, contenuti ingannevoli e falsi. Vado dai legali”. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Sergio Melillo, il vescovo di Ariano Irpino contro la Vita in Diretta

«Il mio silenzio non è un modo per nascondere verità scomode». Questa è una delle affermazioni più significative di una lunga lettera scritta dal Vescovo della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia, Sergio Melillo, ai fedeli e al clero riguardo alla situazione di Suor Bernadette, attualmente agli arresti domiciliari per il furto di ex voto, oro e gioielli appartenenti a diverse parrocchie e custoditi in Curia. Il Vescovo esprime la sua amarezza e sconcerto per il modo in cui i media stanno trattando la questione, in particolare per «una nota trasmissione televisiva» (La Vita in diretta di Rai 1, condotta da Alberto Matano, ndr) che dedica parte del suo programma alla triste vicenda degli ex voto rubati dal palazzo vescovile.

«Per i modi addirittura persecutori – afferma il Vescovo – e persino irrispettosi nei confronti dei luoghi di culto e delle funzioni religiose; per i contenuti, che in vari momenti risultano falsi, insinuanti e ingannevoli, essa danneggia il ruolo e l’immagine della Chiesa, così come la figura e la persona del Vescovo. Inoltre, mi preoccupa lo smarrimento che genera nella comunità diocesana. Sin dalla prima puntata del programma, ho formalmente espresso il mio disappunto per l’impronta scorretta dell’informazione giornalistica e ho motivato la mia decisione di non rilasciare interviste. Dallo sviluppo degli eventi, ho motivo di ritenere che il mio atteggiamento non sia stato ben accolto, registrando un intento quasi punitivo e sempre più pressante, anche attraverso accostamenti maliziosi, insinuazioni subdole e varie mistificazioni, per indurmi a concedere l’intervista tanto richiesta: come se ci fosse solo un diritto di cronaca e non anche un diritto alla riservatezza».

Da qui l’annuncio di un’iniziativa clamorosa. «Per prima cosa – spiega il Vescovo Melillo – annuncio che darò mandato a un avvocato di fiducia per valutare le azioni legali da intraprendere. In secondo luogo, mi rivolgo a voi con il desiderio di ristabilire, sulla via della verità, il rapporto di fiducia con il popolo dei fedeli, purtroppo lacerato dal furto sacrilego. Già il giorno dopo l’arresto della suora, che, secondo una prassi consolidata, aveva in custodia gli ori in una parte dell’episcopio riservata alla sua congregazione e interdetta al clero».

«Con il mio comunicato del 12 ottobre ho preso atto degli sviluppi delle indagini», afferma Melillo, in quel momento la suora aveva confessato. «Questa è la verità, purtroppo amara e difficile da accettare: una mano domestica si è macchiata di un atto così empio che nuoce ai beni della Chiesa, infanga scandalosamente la sua immagine e offende la sensibilità dei fedeli, in particolare delle comunità parrocchiali i cui ex voto risultano sottratti, sebbene in parte». Il Vescovo ribadisce di non aver voluto rilasciare interviste a emittenti televisive e testate giornalistiche, soprattutto in questa fase di ricostruzione dei fatti e di ricerca di prove, «nel rispetto del segreto istruttorio delle indagini condotte dalla Magistratura». Si definisce «persona offesa dal reato» e assicura «ampia collaborazione». Conclude: «Quando le indagini saranno concluse, con la speranza che il clamore mediatico cessi e la comunità recuperi fiducia e serenità, desidero intensificare il dialogo fraterno con voi, grazie anche al prezioso apporto del Presbiterio, nel nostro comune cammino di Fede».

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