Caserta

Il boss del cartello voleva realizzare un forno crematorio nei terreni della Curia: il caso nel Casertano

Foto di repertorio

Aldo Picca, presunto boss a capo del cartello malavitoso casertano recentemente smantellato grazie a un’indagine dei carabinieri di Caserta e della DDA di Napoli, è accusato anche di tentata estorsione. L’estorsione riguarda un progetto di cremazione che Picca voleva far realizzare su alcuni terreni della Curia Vescovile di Aversa, affittati a un padre e un figlio, entrambi ignari delle reali intenzioni del boss.

Aversa, il boss voleva un forno crematorio nei terreni della Curia: il caso

Picca, per ottenere il controllo del terreno, avrebbe minacciato i due, imponendo le sue richieste con metodi intimidatori. Durante un incontro, rivolgendosi al professore, il boss gli intimò: “La terra serve a me”, mentre il figlio, inconsapevole della sua identità, replicò minacciando una denuncia.

Le intercettazioni tra Picca e le vittime hanno messo in luce la sua natura criminale, evidenziando la sua determinazione a piegare la volontà dei proprietari del terreno. Nonostante le minacce, il padre cercò di placare la tensione tra il figlio e Picca, il quale, in risposta, si vantò del proprio ruolo: “Lui è professore, io sono delinquente”. L’area coinvolta, destinata a uso agricolo, era stata già utilizzata in modo improprio, con la costruzione di un campo di calcetto e altre strutture illegali, ed è stata sequestrata dalle autorità. Tutto ciò è avvenuto senza la conoscenza della Curia Arcivescovile di Aversa.

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