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Baby Reindeer, la battaglia legale continua: la serie non è “una storia vera”

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La battaglia legale attorno alla serie Baby Reindeer continua a far discutere. Al centro del caso, Fiona Harvey, la donna che si ritiene sia l’ispirazione per il personaggio di Martha Scott, ha citato in giudizio Netflix per diffamazione, sostenendo che la serie abbia distorto la realtà. Il giudice ha deciso di permettere alla causa di andare avanti, sollevando dubbi sulla veridicità della dichiarazione “questa è una storia vera” presente nello show.

Baby Reindeer, la battaglia legale continua: non è “una storia vera”

La causa per diffamazione legata alla serie Baby Reindeer continua a fare scalpore. Nonostante Richard Gadd affermi che la storia si basa su eventi reali della sua vita, la trama è stata in gran parte romanzata. Fiona Harvey, ha citato in giudizio Netflix, chiedendo 170 milioni di dollari per diffamazione, negligenza e violazione della privacy. Secondo Harvey, la serie l’ha ritratta come una stalker violenta e squilibrata, capace di commettere crimini sessuali e finire in prigione, tutte accuse che lei nega fermamente.

Non è mai stata arrestata e afferma che il racconto della serie ha gravemente danneggiato la sua reputazione. Netflix ha tentato di archiviare la causa a luglio, con Richard Gadd che ha sostenuto la veridicità di parte degli eventi narrati. Gadd ha confermato che Harvey lo aveva perseguitato per anni. Ma ha sottolineato che Baby Reindeer è una fiction, definendo la storia come “emotivamente vera” ma non completamente aderente alla realtà. Tuttavia, l’uso della frase “questa è una storia vera” è stato motivo di critica anche da parte dello stesso Gadd, che ha rivelato che Netflix ha insistito per includerla.

La sentenza del giudice

Il giudice Gary Klausner ha contestato a Netflix l’uso della frase “questa è una storia vera, affermando che ciò potrebbe indurre gli spettatori a credere che tutto ciò che accade nella serie sia realmente accaduto. Il comportamento del personaggio di Martha nella serie, infatti, è descritto come molto più grave rispetto a quanto Harvey sia stata accusata nella vita reale.

Il giudice ha così respinto le richieste di Harvey in merito alla negligenza e alla violazione della privacy, ma ha permesso che la causa per diffamazione proceda. La battaglia legale continua, con Harvey che sostiene che la serie le abbia causato notevoli stress emotivi e danni alla sua reputazione.

Il futuro della causa

Il caso rimane aperto, con il giudice Klausner che ha sottolineato la differenza tra le azioni di stalking e quelle più estreme descritte nella serie, confermando che Netflix potrebbe aver agito con malizia. La causa potrebbe stabilire un precedente per le produzioni che, pur basandosi su eventi reali, mescolano finzione e realtà in modo fuorviante.

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