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Bancarotta e riciclaggio, due arresti e un maxi sequestro a Caserta: I NOMI

evasione fiscale imprenditori denunciati
Foto di repertorio
evasione fiscale imprenditori denunciati

Bancarotta e riciclaggio a Caserta: due sono gli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza. Eseguito anche un maxi sequestro. Le indagini sono iniziate a seguito di una denuncia presentata dalla Coldiretti. Ecco i nomi degli indagati. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Bancarotta e riciclaggio, due arresti a Caserta: I NOMI

Due società “confidi” della Coldiretti sono state svuotate e messe in liquidazione per finanziare l’acquisto di immobili e auto di lusso, comprese vetture storiche; per realizzare speculazioni finanziarie o per acquistare polizze vita a favore di familiari, oltre alla creazione di società offshore in giurisdizioni come Regno Unito e Panama. Questi sono i risultati dell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ieri ha portato a una misura cautelare per bancarotta fraudolenta aggravata in concorso, riciclaggio e auto-riciclaggio, firmata dal gip Orazio Rossi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere e attuata dalla Guardia di Finanza di Caserta nei confronti di cinque individui.

Sono stati posti agli arresti domiciliari Enrico Leccisi, 46 anni, originario di Roma e noto per il suo legame con i consorzi agrari italiani, nonché referente di Coldiretti nella capitale, e Raffaele Marcello, 58 anni, di Santa Maria Capua Vetere, ex consigliere nazionale dei commercialisti, da cui si è dimesso, nonché ex vicepresidente dell’Ordine dei commercialisti di Caserta e docente in alcune università private. I militari della Guardia di Finanza hanno rinvenuto sul conto degli indagati nove milioni di euro, mentre 20 milioni di euro sarebbero il risultato di distrazioni accertate dagli investigatori, oltre a rappresentare il valore dei beni sequestrati.

Sono stati posti agli arresti domiciliari Enrico Leccisi, 46 anni, originario di Roma e noto per il suo legame con i consorzi agrari italiani, nonché referente di Coldiretti nella capitale, e Raffaele Marcello, 58 anni, di Santa Maria Capua Vetere, ex consigliere nazionale dei commercialisti, da cui si è dimesso, nonché ex vicepresidente dell’Ordine dei commercialisti di Caserta e docente in diverse università private. I militari della Guardia di Finanza hanno rinvenuto sul conto degli indagati nove milioni di euro, mentre 20 milioni di euro sarebbero il risultato di distrazioni accertate dagli investigatori, oltre a rappresentare il valore dei beni sequestrati.

L’anomalia

Secondo l’accusa, l’intera vicenda ruota attorno a due aziende, “Agricentro Nord” e “Agricentro Sud”, le cui sedi legali sono state trasferite da Roma a Caserta e successivamente liquidate da Leccisi come ramo d’azienda a una terza società, di cui egli stesso era l’acquirente, a un prezzo irrisorio e senza una reale domanda/offerta. Si tratta di operazioni e tecniche complesse di ingegneria societaria, gestite professionalmente da Marcello. Questa anomalia è stata scoperta dal collegio dei revisori dei conti della Coldiretti, parte lesa nel procedimento, che ha rilevato esclusivamente passivi. È stato imposto un obbligo di dimora all’ex compagna di Leccisi, Eleonora Caranchi, 48 anni, di Como, mentre per Nicola Pierro, 62 anni, di Frosinone, e Alberto Ceccarelli, 61 anni, di Bitonto, sono state disposte due interdizioni dai pubblici uffici per un anno. È importante sottolineare che tutti sono considerati innocenti fino a una sentenza definitiva.

Durante una conferenza stampa, il procuratore capo Pierpaolo Bruni ha spiegato che le indagini avviate nel 2020 rappresentano un proseguimento dell’attività investigativa iniziata dai procuratori aggiunti Carmine Renzulli e Antonio D’Amato. Il generale Alessandro Barbera, comandante regionale della Guardia di Finanza, ha evidenziato come «l’operazione investigativa abbia contrastato un sistema che stava compromettendo le garanzie dei microcrediti nel settore agricolo». In sostanza, il supporto alle imprese sarebbe stato vanificato a causa della presenza di soli debiti dopo un processo di svuotamento.

Le indagini

«L’inchiesta ha ricevuto una spinta significativa nel 2021, grazie all’autorizzazione per effettuare intercettazioni telefoniche e controllare i conti correnti», ha dichiarato il colonnello Nicola Sportelli, a capo del comando provinciale della Guardia di Finanza. Questo ha portato alla scoperta di un insieme di sei società costituite nel tempo, tra cui una registrata in Panama e un’altra in Inghilterra, come spiegato dal colonnello Carlo Cardillo, comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria. Secondo l’accusa, i maggiori guadagni sarebbero stati accreditati sui conti del presunto «materiale realizzatore» del sistema finanziario, il commercialista Marcello. Il sequestro ha interessato 25 immobili situati a Curti, Caserta, Marcianise, nel centro storico di Roma, in provincia di Grosseto, in Sicilia, a Foggia, Cremona e Pordenone.

Oltre a una polizza fideiussoria di un milione e mezzo di euro intestata a familiari stretti del commercialista indagato, insieme ad altri prestanome, sono coinvolte un totale di 18 persone, compresi i destinatari della misura cautelare. Le società confidi, sotto la supervisione della Banca d’Italia, fornivano garanzie per i finanziamenti destinati alle imprese agricole. Tuttavia, il deterioramento dei loro patrimoni ha portato a insolvenze che hanno colpito le piccole e medie imprese agricole. La manipolazione dei bilanci, finalizzata a ridurre artificialmente il valore degli asset aziendali e a permettere cessioni a prezzi inferiori al reale valore, ha comportato l’impossibilità di garantire i finanziamenti alle pmi, lasciando molte attività locali senza supporto economico e causando danni significativi al tessuto produttivo del territorio.

Due settimane fa, Raffaele Marcello, assistito dall’avvocato Giulia Bongiorno, è stato interrogato insieme agli altri soggetti coinvolti nella misura cautelare prevista dalla legge Nordio, che consente un interrogatorio preventivo di garanzia. Tutti hanno avuto l’opportunità di esporre la propria versione dei fatti e di chiarire la propria posizione davanti al giudice per le indagini preliminari, con la presenza del pubblico ministero. L’inchiesta è un esempio di collaborazione tra la Guardia di Finanza e la Procura.

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