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Ben Affleck sull’IA: “L’arte è nell’arrestarsi, ma ci farà risparmiare”

Ben Affleck IA risparmiare

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Ben Affleck riflette sull’uso dell’IA e sottolinea il suo potenziale nel far risparmiare tempo e risorse nell’industria cinematografica. Pur riconoscendone i vantaggi pratici, l’attore ribadisce che l’intelligenza artificiale non può sostituire la sensibilità artistica umana.

Ben Affleck sull’IA: “L’arte è nell’arrestarsi, ma ci farà risparmiare”

Durante la serata CNBC Delivering Alpha, dedicata agli investitori, Ben Affleck ha condiviso il suo punto di vista sull’Intelligenza Artificiale (IA), affrontando un tema che divide l’industria dell’intrattenimento. Il celebre attore, regista e produttore, ha adottato un approccio pragmatico: l’IA, secondo lui, è utile per semplificare alcuni aspetti pratici della produzione audiovisiva, ma non può sostituire il tocco umano dell’arte.

Affleck ha evidenziato come l’IA possa generare contenuti coerenti, ma non riesca a raggiungere la profondità e l’originalità che contraddistinguono un vero artista. “Può scrivere versi che sembrano elisabettiani, ma non può scrivere Shakespeare“, ha dichiarato. Per lui, l’IA rimane un artigiano che riproduce ciò che già esiste, senza apportare innovazione autentica.

L’arte risiede nel gusto e nel sapere quando fermarsi

Secondo Affleck, la differenza cruciale tra arte e artigianato risiede nella capacità di sapere quando un’opera è completa, una sensibilità che l’IA non può ancora replicare: “L’artigianato consiste nel sapere come lavorare, l’arte nel sapere quando fermarti“. Questo “gusto”, elemento essenziale del processo creativo, resta fuori dalla portata dell’IA.

Nonostante le limitazioni creative, Affleck riconosce che l’IA può essere un valido alleato nel cinema, abbassando i costi e semplificando i processi più laboriosi. Questo potrebbe ampliare l’accesso alla produzione cinematografica e permettere a più persone di raccontare le loro storie, proprio come lui e Matt Damon hanno fatto con Will Hunting – Genio ribelle.

Affleck non vede quindi l’IA come una minaccia imminente per l’arte: piuttosto, ne sottolinea il potenziale pratico per snellire le produzioni, rendendo il settore più accessibile e inclusivo.

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