Nell’ambito di una mirata ed articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento nel settore edilizio-urbanistico e degli illeciti ambientali, il personale del Gruppo Carabinieri Forestale NIPAAF di Benevento e quello della Capitaneria di Porto di Torre del Greco (NA), è stato eseguito un sequestro preventivo di un opificio ubicato nel comune di Apice (BN).
Opificio sequestrato ad Apice
L’industria si occupava della frantumazione e della lavorazione di inerti fluviali e di cava, nonché l’attività di recupero e trattamento di rifiuti speciali, e operava in totale difformità da quanto consentito dalla normativa ambientale ed edilizia-urbanistica del settore. A essere coinvolti nell’indagine anche il Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale e l’Amministratore Unico e Procuratore Speciale della società che gestisce l’opificio indiziato della commissione di diversi gravi illeciti penali sia di natura delittuosa, quanto contravvenzionale, in concorso con altri indagati, alcuni dei quali aventi la qualifica di pubblico ufficiale.
I reati
Contro di loro si parla di reati di abuso d’ufficio, di falsità ideologica, di realizzazione di opere edilizie in assenza di concessione, di illecita gestione di rifiuti di carattere pericoloso e di creazione di discarica non autorizzata di rifiuti. Tutte le criticità sono emerse a seguito dei sopralluoghi eseguiti durante la prima fase delle indagini e hanno trovato concreto riscontro nei successivi accertamenti tecnici eseguiti dal Consulente nominato dalla Procura, finalizzati alla verifica non solo delle regolarità amministrativa della gestione delle acque reflue dei piazzali della società, ma anche della compromissione dell’ambiente fluviale, sino alla verifica dell’esistenza dei titoli autorizzativi.
Danni al sistema fluviale
Infatti le successive verifiche poste in essere hanno evidenziato un impianto industriale assolutamente fuori norma, tanto sotto il profilo edilizio ed urbanistico, quanto sotto il profilo autorizzativo ambientale; pertanto sussistendo il fondato motivo di ritenere che la permanenza delle opere, già realizzate e funzionanti, potesse continuare ad alterare l’equilibrio del sistema territorio-ambiente e del sistema fluviale, aggravando o comunque protraendo le conseguenze delle condotte delittuose ipotizzate, è stata disposta dal giudice la misura ablatoria del sequestro preventivo dell’intero opificio.