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Antonio Pagnano morto a 26 anni in una clinica di Benevento, archiviato il caso: familiari in rivolta

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I familiari in rivolta

Archiviato questa mattina, mercoledì 25 settembre, il caso di Antonio Pagnano, il ragazzo 26enne di Colle Sannita morto in una clinica a Benevento: familiari in rivolta. 

Benevento, archiviato il caso di Antonio Pagnano morto in una clinica: familiari in rivolta

Questa mattina, mercoledì 25 settembre, il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della Procura di archiviare l’inchiesta sulla morte del 26enne avvenuta il 5 febbraio del 2020 presso la clinica Santa Rita. I medici coinvolti, il chirurgo Dino Di Palma e il radiologo Michelino Tedesco, sono stati assolti da ogni accusa.

Antonio fu ricoverato per la rimozione di un linfangioma cavernoso retroperitoneale. Un intervento che sembrava di routine ma che si trasformò in un incubo. La prima operazione scatenò una serie di complicazioni tanto che dopo mesi di sofferenze Antonio perse la vita.

Il post del fratello della vittima

La decisione ha gettato nello sconforto i familiari e gli amici della vittima che da anni chiedono giustizia. Su Facebook il fratello ha espresso il profondo disappunto: “Questa mattina è stato archiviato il caso di Antonio. Il gip Roberto Nuzzo non rileva responsabilità dei medici Dino Di Palma e Michelino Tedesco e della Clinica Santa Rita di Benevento. Allora noi, dopo 4 anni e mezzo, siamo qui a chiederci come è morto Antonio. Come sia stato possibile. Se non ci sono responsabilità di tutti i soggetti com’è possibile che 5 consulenti rilevano colpe a loro carico? Com’è possibile che nel processo civile i consulenti della procura riferiscono che ci sono tutte le colpe da noi individuate sin da subito? Viviamo in un mondo che punta a smaterializzare gli eventi, dove la persona e in questo caso ANTONIO è un numero, una pedina che fa parte di un quadro corrotto che parte dai medici e finisce con la procura. Portare avanti questa lotta è sofferenza pura e non un dare colpe senza senso, per il semplice gusto di farlo. Detto ciò non ci fermeremo neppure questa volta e andremo avanti fino a quando non otterremo quel briciolo di giustizia che possa lasciare in pace Antonio. Perché ANTONIO non è un numero e non fa parte del vostro quadro corrotto. GIUSTIZIA PER ANTONIO”, conclude il post.

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