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Benevento, maxi sequestro della Guardia di Finanza

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Maxi sequestro della Guardia di Finanza a Benevento. Le fiamme gialle hanno posto sotto sequestro beni per un valore complessivo di 500mila euro ad una società operante nella costruzione di opere pubbliche per il trasporto dei fluidi.

Maxi sequestro a Benevento

Nella mattinata odierna è stato eseguito da personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento un provvedimento di sequestro preventivo, anche per equivalente, finalizzato alla confisca, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento, su richiesta di magistrati della Procura della Repubblica di Benevento, per un valore complessivo di Euro 578.204,47 relativo a depositi bancari, titoli finanziari, beni mobili ed immobili nella disponibilità di una società consortile operante nel settore delle “costruzione di opere pubbliche per il trasporto dei fluidi” con sede in San Bartolomeo del Galdo e delle relative società consorziate.

Il provvedimento

Il provvedimento di sequestro è stato adottato a seguito di una lunga e approfondita attività investigativa, avente ad oggetto la realizzazione di un’opera pubblica di notevole importanza per la comunità di riferimento, nello specifico l’adeguamento ed il completamento della rete fognaria e annessi impianti di depurazione del Comune di San Bartolomeo in Galdo, per un valore complessivo dei lavori pari ad € 3.586.915,07.

Le indagini

Le investigazioni hanno consentito di riscontare, analizzando l’iter delle due gare oggetto d’indagine, una relativa all’esecuzione dei lavori e l’altra alla loro direzione, che la commissione di gara, al fine di avvantaggiare la società aggiudicataria, attribuiva punteggi non congrui rispetto alle offerte presentate, così penalizzando le altre ditte concorrenti, sia con riferimento all’offerta tecnica per la realizzazione dei lavori, con particolare riguardo alle migliorie proposte, che al criterio della tempistica di esecuzione dei lavori, assegnando il punteggio massimo, a fronte del completamento dell’opera in soli 180 giorni naturali e consecutivi, proposta assolutamente inverosimile, tanto è vero che in corso d’opera, con la compiacenza del direttore dei lavori e degli amministratori locali, venivano disposte sospensioni dei lavori ed accordate proroghe dei tempi, con motivazioni non veritiere o comunque non plausibili (mancate autorizzazioni, “sorprese geologiche”, eventi alluvionali ecc.), che di fatto determinavano una notevole dilazione dei tempi di completamento dell’opera, realizzata in 560 giorni, di fatto vanificando il punteggio premiale inizialmente assegnato in sede di aggiudicazione.

La somma del sequestro

La somma oggetto di sequestro, anche per equivalente, nei confronti della società e dei suoi amministratori è il risultato di approfondite attività di riscontro documentale e di saggi sul posto, effettuati da tecnici incaricati, che hanno consentito di ricostruire con esattezza l’importo complessivo delle opere che, in fase di esecuzione dei lavori, venivano contabilizzate e quindi pagate e non eseguite, o eseguite in difformità rispetto a quanto previsto dal progetto e dal capitolato d’appalto, producendo un danno per l’ente ed un indebito vantaggio economico per l’impresa aggiudicataria.

I fatti

In ultimo l’attività di indagine ha confermato come la Commissione di Collaudo avesse falsamente attestato la regolarità dei lavori eseguiti dall’impresa esecutrice, effettuando il collaudo dell’opera solo cartolare, tanto è vero che, all’atto dell’avvio in esercizio, questa risultava inidonea all’utilizzo quale impianto di depurazione.

Dai fatti così come ricostruiti sono emersi gravi elementi indizianti a carico dei rappresentanti legali delle società coinvolte, e dei direttori dei lavori in ordine alla commissione di reati di truffa ai danni dello Stato e falso ideologico, mentre agli amministratori locali sono state contestate le fattispecie di abuso d’ufficio e falso ideologico.

In tempi recenti, l’attività di prelievo delle acque reflue in uscita dall’impianto di depurazione comunale sito in San Bartolomeo in Galdo alla Contrada Mulino, effettuate dall’Arpac, ha confermato il mancato funzionamento del depuratore a distanza di circa cinque anni dall’espletamento della gara e di tre anni dal suo definitivo collaudo.