“Ti metto sotto i piedi”. Queste erano le minacce che l’uomo di 43 anni, originario della Provincia di Benevento, pronunciava alla moglie che maltrattava. È arrivata la sentenza che ha assolto l’uomo.
“Ti metto sotto i piedi” e maltrattava la moglie
L’uomo di 43 anni maltrattava la moglie e la minacciava dicendole: “Ti metto sotto i piedi”. Per il 43enne il P.m. (Pubblico Ministero) aveva chiesto la condanna a 2 anni e 3 mesi. Il giudice Francesca Telavo ha, invece, assolto l’uomo dall’accusa di maltrattamenti familiari e ha dichiarato di non doversi procedere nei suoi confronti. Rispetto all’accusa di lesioni, è stato anche escluso l’aggravanti di commissione del fatto alla presenza di minori.
Il processo dell’uomo che maltrattava la moglie
Secondo l’accusa, l’uomo, oltre ad offendere la moglie con espressioni irripetibili e a minacciarla continuamente (“Ti metto sotto i piedi…”), l’avrebbe anche colpita più volte con pugni, calci e schiaffi.
In un’occasione, poi, a restare colpito sarebbe stato il figlio della coppia. Secondo la procura la donna ed il figlio avrebbero subito un “sistema di vita tormentato e sottomesso”, consistito anche nel “controllare, pedinare e seguire nei suoi spostamenti dovuti ad esigenze lavorative o quotidiane” la coniuge, costretta un paio di volte a far ricorso alle cure dei medici per le botte subite.
La decisione del giudice
L’ impianto accusatorio per il quale il 43enne era stato rinviato a giudizio, imputato in un processo che è terminato con la sua assoluzione.
La sentenza del processo a carico di un 43enne, difeso dall’avvocato Antonio Leone, al quale il Gip (Giudice per le Indagini Preliminari) Gelsomina Palmieri aveva applicato, lo scorso anno, il divieto di dimora a Campolattaro, dove viveva con la moglie.
La misura era stata adottata in una indagine del sostituto procuratore Marilia Capitanio sui comportamenti di cui avrebbe fatto le spese la moglie dell’uomo.
Alla fine del processo, l’uomo è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti familiari e il giudice ha dichiarato di non doversi procedere nei suoi confronti.